La Gnam, Galleria di Arte Moderna Contemporanea di Roma, fino al 9 settembre 2012, ospita la mostra dedicata al grande artista Andy Warhol (Pittsburgh, 6 agosto 1928 – New York, 22 febbraio 1987). Titolo dalle mostra “Warhol: Headlines”. Le opere esposte sono notizie di stampa.Warhol trasformava le prime pagine oppure ritagli di giornale in opere d’arte con l’aiuto della grafica.
La mostra “Warhol: Headlines” è costituita da un gruppo cospicuo di circa 80 opere – dipinti, disegni, stampe, fotografie, sculture, film, video e televisione – riunite insieme per la prima volta, in cui le notizie vengono elevate al livello artistico. dalle quali trapela l’ossessione per il lato sensazionale dei media contemporanei che caratterizzò tutta la carriera dell’artista. Sono posti a confronto lavori eseguiti con tecniche e supporti diversi per mostrare come Warhol ritagliava, alterava, oscurava e riordinava i testi e le immagini originali.
Warhol ci ricorda che un fatto, anche se scioccante, non diventa notizia fintantoché non è tradotto in un titolo, finché non gli viene data una forma grafica. In questa esposizione, per la prima volta, la relazione tra Warhol e i media non è analizzata attraverso icone (ritratti di celebrità o immagini pubblicitarie), ma attraverso simboli linguistici. Meno conosciuta delle Marilyn o del Ketchup Heinz, questa fase della sua produzione presenta maggiori legami con altri fenomeni artistici quali la poesia concettuale e quella visiva, o l’attuazione di importanti cooperazioni con altri artisti (Keith Haring)
La mostra rivela un aspetto ancora poco esplorato del rapporto tra Andy Warhol e i mezzi di comunicazione. Nelle “opere-titolo” l’artista abbandona i ritratti delle icone americane di quegli anni (come Marilyn Monroe o Elvis Presley) per concentrarsi sul linguaggio dei media e sui suoi meccanismi in quanto espressione della società dei consumi.
L’opera di maggiore impatto visivo è il trittico “Fate presto”, tratto dalla prima pagina del Mattino del 23 novembre 1980 che chiedeva aiuti immediati per i terremotati dell’Irpinia. Un titolo che Warhol rielaborò attraverso tre tele monumentali per evidenziare tutta la drammaticità della notizia.
L’artista di Pittsburgh era infatti affascinato dal linguaggio immediato della cronaca, dalla reiterazione spesso ossessiva della notizia e dall’intreccio tra media e vita reale. La sua fonte di ispirazione furono soprattutto i tabloid, come il Daily News o il New York Post, di cui conservava in maniera quasi maniacale testi e immagini. Utilizzando tecniche diverse (tra cui la serigrafia), reinventava i materiali raccolti senza fare alcuna distinzione tra gossip e cronaca nera.
Nelle opere-titolo, infatti, il contenuto della notizia quasi scompare per lasciare il posto alla sua rappresentazione grafica e linguistica. Grazie ad essa il titolo genera passioni, suggestioni e nuovi miti da dare in pasto, come un qualsiasi prodotto da supermercato, al lettore-consumatore.
La vita scandalosa di Madonna (“I’m not ashamed”) assume così la stessa importanza di un disastro aereo (“129 die in jet”) o di un terremoto. E la notizia si trasforma in opera d’arte da riprodurre in serie: dalla gravidanza della principessa Margaret di Gran Bretagna (“A boy for Meg”) al matrimonio tra Liz Taylor e il cantante Eddie Fisher (“Eddie Fisher brakes down”).
Ponendo sullo stesso piano il gossip (con soggetti come la principessa Margaret d’Inghilterra o la cantante pop Madonna) e gli eventi catastrofici (dai disastri aerei ai terremoti), Warhol ha rivelato la mercificazione delle passioni e delle catastrofi della vita contemporanea operata dalla cronaca
La mostra ricostruisce anche l’evoluzione tecnologica dei mezzi di informazione dagli anni ’50 al 1987, anno della morte di Warhol, con titoli tratti dalla carta stampata fino a quelli dei notiziari televisivi. Con uno spazio dedicato ai lanci di agenzie (“Flash”) che scandirono i giorni drammatici dell’assassinio di J.F. Kennedy. “La sua morte non mi sconvolse più di tanto – disse l’artista – mi sconvolse piuttosto il modo in cui la televisione e la radio programmarono la tristezza generale. Sembrava che per quanto ci sforzassimo, fosse impossibile scamparvi”. E chissà che cosa avrebbe pensato Warhol di certi processi mediatici allestiti da alcuni media contemporanei sui più scottanti casi di cronaca nera degli ultimi anni.