Autentica: così è ancora la montagna del Friuli Venezia Giulia che a Natale si rivela tra mercatini, tradizioni, artigianato, attività sulla neve e nei piccoli borghi. Gli sciatori possono scegliere tra 6 diversi poli, incastonati tra le Dolomiti Friulane, le Alpi Carniche e le Alpi Giulie, che offrono la possibilità di praticare tutte le specialità. Gli amanti della discesa trovano moderni impianti di risalita e innevamento programmato, i fondisti invece piste straordinarie in scenari da favola e chi pratica lo sci alpinismo una vasta scelta di percorsi in una natura incontaminata. Chi non scia, ma ama comunque la neve, può divertirsi con escursioni, ciaspolate, pattinaggio, snowboard e sleddog. Per tutti, infine, piccoli borghi da scoprire con le loro botteghe artigiane e la gastronomia tipica, le feste religiose e le tradizioni popolari, i piccoli e sorprendenti musei.
Tradizioni – Un mix di sacro e profano
Nell’inverno nella montagna friulana non possono mancare le feste popolari e le tradizioni, spesso umili, ma di grande intensità , che mescolano credenze cristiane con preesistenti riti e abitudini pagani. Già alla fine di novembre il Tarvisiano si prepara a ricevere San Nicolò, il santo che ha dato origine a Santa Klaus e quindi a Babbo Natale e la cui tradizione è ancora molto sentita in tutti i territori appartenuti all’Impero austroungarico. Il santo si presenta ogni anno accompagnato dagli spaventosi krampus, i diavoli che sfidano i bambini del luogo in una gara di palle di neve e petardi. Il primo appuntamento è per il 29 novembre con la grande sfilata dei krampus provenienti da Italia, Austria e Slovenia, ma altri eventi sono in programma anche per tutto il fine settimana successivo. La Carnia, invece, predilige Santa Lucia a cui Arta Terme dedica la Messa e la Processione di sabato 13 dicembre, ma anche l’antico mercato dei prodotti tipici artigianali e agroalimentari che si tiene il giorno successivo. Il giorno di Santo Stefano è dedicato al rito della Stella: alcuni cantori visitano le case del proprio paese portando uno stendardo a forma di stella e cantando le canzoni natalizie della tradizione locale in friulano e latino. L’appuntamento è a Piano d’Arta e a Sauris. A Lauco si canta anche la vigilia di Natale, giorno in cui si lanciano anche “las cidulas”, rotelle di legno di faggio infuocate che infiammano di luce il pendio della montagna sui ci si fanno rotolare accompagnandole con grida propiziatorie. L’ultima festa è naturalmente l’Epifania e la protagonista è sempre una mitica figura femminile che rappresenta l’anno passato e viene quindi bruciata, un po’ dovunque, nei tipici falò. Nei dodici giorni che intercorrono tra Natale e l’Epifania, simbolo ciascuno di un mese dell’anno, non resta che visitare i tanti presepi piccoli e grandi. Ravascletto espone i presepi realizzati dai discendenti dei cramârs, gli antichi venditori ambulanti della Carnia, e Sutrio il celebre presepe di Teno, che riproduce in miniatura gli usi e i costumi tradizionali del paese, con scene che si animano grazie a una serie di perfetti ingranaggi meccanici. A Poffabro, uno dei borghi più belli d’Italia, tutte le nicchie e i balconi delle case ospitano un presepe: l’atmosfera diviene speciale all’imbrunire, quando le luci si accendono e Poffabro si trasforma in un “Presepe tra i Presepi”. Le bellezze naturalistiche di questo borgo si fondono con quelle architettoniche delle caratteristiche case in pietra a vista e legno, dove ampi ballatoi si aprono sulle stradine lastricate. Anche Sutrio, in Carnia, allestisce porticati, stalle, atrii e cantine di vecchie case con decine di presepi.
Cultura – Storia, tradizione e passioni nei musei della montagna
Son piccoli i musei della montagna del Friuli Venezia Giulia, ma non si può dire che manchino di varietà. Tra i musei etnografici o comunque dedicati alle tradizioni locali, c’è il peculiare “Museo dell’arrotino” a Stolvizza di Resia, dove questo mestiere è stato per secoli il più diffuso tra la popolazione maschile, costretta a lasciare il paese in cerca di lavoro, ma in realtà troppo affezionata al luogo natale per scegliere l’emigrazione permanente. L’arrotino, con la sua bicicletta, si muoveva in tutta la regione e anche nei territori confinanti, per poi tornare al paese di quando in quando. Il museo documenta quindi non solo le tecniche del mestiere, ma anche la storia sociale del territorio. Nasce invece dalla passione di un solo uomo la “Mozartina”, una straordinaria collezione in onore del grande musicista: strumenti musicali antichi e moderni, libri antichi, spartiti e inoltre oggetti d’epoca e arredi tipici carnici dal Seicento all’Ottocento. Chi non può rinunciare all’archeologia, deve visitare il Museo archeologico di Zuglio dedicato alla storia di Iulium Carnicum e in particolare alla vita religiosa e commerciale dell’antico centro.
Shopping – Botteghe artigiane
I mercatini sono l’appuntamento classico per lo shopping natalizio che punta sulla tradizione, ma forse il sistema migliore per conoscere l’artigianato locale in tutti i suoi aspetti è dedicarsi alla scoperta delle botteghe sparse nei borghi di montagna grandi e piccoli. Chi si trova in Friuli Venezia Giulia può cominciare da Tolmezzo, cuore della Carnia, e in particolare dalla “Mostra permanente”, che raccoglie il meglio dell’artigianato artistico e di tradizione: oggetti in ceramica, legno e vetro, bambole, tessuti, tappeti e arazzi, mobili decorati e intagliati, arte orafa, stufe in pietra e maiolica. Per i visitatori sarà poi facile raggiungere i singoli artigiani e le loro botteghe, che producono oggetti classici ma possono anche nascondere vere e proprie sorprese, come la liuteria dove si creano viole, violini e contrabbassi o il laboratorio degli orologi antichi della Val Pesarina. Grande spazio hanno le tradizioni locali, soprattutto quella delle maschere di legno, come a Sauris, o quella legate alle leggende del territorio che hanno fatto nascere un artigianato dedicato a orchi, folletti e fate, rappresentati con ceramica e legno o con materiali recuperati nei boschi come cortecce, pigne, piume, licheni. Non può mancare l’offerta di tessuti, dalla lana cotta al lino, con cui si realizzano abiti e gli immancabili “scarpets”, le classiche scarpe di stoffa conosciute fuori dalla regione proprio con il nome di “furlane”. Particolare anche l’offerta di oggetti in oro e gioielli: tra gli altri, il piccolo “gugjet” che un un tempo le donne portavano alla cintola per appoggiare il ferro del lavoro a maglia. Tradizionalmente, veniva regalato dagli uomini alle loro mogli e aveva la forma di un piccolo cuore. Oggi è diventato un piccolo gioiello in argento e pietre preziose.
Per molti, il pezzo forte sarà rappresentato sicuramente dall’offerta gastronomica di questo territorio, basata su prodotti spontanei come le erbe e i funghi e unici come i presìdi Slow food, elaborati come l’infinita varietà di salumi e formaggi, da assaggiare direttamente nelle botteghe e nelle osterie. I piatti più elaborati si dovranno gustare, invece, con calma nei tanti locali tipici, accompagnadoli magari con le famose birre artigianali di Forni di Sopra, di Sauris o di Resiutta.