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Bruxelles racconta la propria anima Belle Epoque

Tra pubblico e privato, fiere e musei, Bruxelles racconta la propria anima Belle Epoque. Capita spesso che ci sia un legame tra una manifestazione fieristica e la città che la ospita. Molto più raro che la città e i suoi valori, il suo stile e il suo carattere ispirino una manifestazione di grande successo e richiamo internazionale, divenendone “il” tema principale. Raro ma non impossibile. È quello che succede quest’anno a Bruxelles con Eurantica, la fiera d’arte e antiquariato (14 – 23 marzo) che sta riscuotendo da anni il gradimento dei più importanti antiquari e collezionisti tedeschi, olandesi e francesi, ma che incomincia ad essere un punto di riferimento anche per italiani, spagnoli e inglesi.

Il tema di quest’anno è infatti, semplicemente “Bruxelles”, che suona, nelle intenzioni degli organizzatori, come qualcosa di più di un ringraziamento di circostanza: il “tema ‘Bruxelles’[…] rende omaggio ai grandi nomi dei creativi della capitale d’Europa. Agli occhi degli appassionati d’arte e dei collezionisti stranieri più attenti, Bruxelles si posiziona tra le capitali culturali più dinamiche. La ricchezza e la varietà dell’offerta artistica della città e dei suoi quartieri trendy le consentono di rivaleggiare con le maggiori metropoli artistiche, non solo in Europa ma a livello internazionale. Musei prestigiosi, centri d’arte, fiere diventate ormai punti di riferimento, ma anche fondazioni private, vetrine di grandi antiquari e gallerie d’arte belghe e straniere si completano tra loro… Bruxelles riunisce tutti  gli ingredienti che servono a sedurre gli appassionati d’arte”. Il tema è ripreso dalla mostra curata da Claire Leblanc (Direttrice del Musée d’Ixelles/Museum van Elsene) intitolata “Rever Bruxelles”, allestita negli spazi centrali di Eurantica con opere dalla collezione BNP Paribas Fortis Collection e dallo stesso museo.

Il clima culturale della capitale sembra in effetti vivere un continuo rinnovamento anche attraverso le proprie massime istituzioni culturali. E questo non soltanto per il fiorire di iniziative legate al contemporaneo e dunque al manifestarsi del “nuovo” per eccellenza, quanto per una costante attenzione alla rilettura (e alla valorizzazione) dei grandi raggiungimenti della cultura del passato. Un caso recentissimo tra tutti è quello del “Musée Fin-de-Siècle Museum” aperto a fine 2013 nell’ambito dei Musei Reali di Belle Arti, che raccoglie e presenta ragionatamente opere importanti da collezioni finora sparse ma, soprattutto, testimonia il ruolo centrale di Bruxelles peri movimenti artistici di fine ‘800 – inizio ‘900, quando la città era punto di incontro e di feconda rielaborazione tra le tendenze della cultura inglese e di quella continentale in tutti i principali ambiti artistici.

Il nuovo museo mostra che parlare di “Bruxelles capitale dell’Art Nouveau” non vuol dire soltanto (per modo di dire) riferirsi all’architettura à la Victor Horta (che pure tanti appassionati e tanti turisti dimostrano di apprezzare, scegliendo gli itinerari tematici cittadini), quanto esplorare un mondo i cui esponenti più celebri spaziano tra letteratura, pittura, opera, musica, fotografia e poesia: si tratta di protagonisti dell’epoca come Maeterlinck, Verhaeren, Delville, Evenepoel, Meunier,  Kufferath, Lekeu, Ensor, Khnopff, Spilliaert, Horta, Van de Velde o Wolfers, per citare alcune “glorie nazionali”. Ma sono ben rappresentati anche gli stranieri illustri che hanno segnato la cifra del periodo, tra cui Gauguin, Rodin, Bonnard, Gallé, Majorelle, Mucha e altri.

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