Il governo cubano imponeva restrizioni sui viaggi dal 1961, quando si decise di fermare l’esodo di massa delle persone in fuga dalla rivoluzione del 1959 di Fidel Castro; e questa e’ l’ultima di una serie di riforme varata dal governo del fratello di Fidel, Raul, che sta eliminando numerosi divieti in vigore da decenni. La nuova legge entrerà in vigore il 14 gennaio, 90 giorni dopo, la pubblicazione in gazzetta ufficiale che avrà la data di oggi. La riforma “radicale” del sistema di emigrazione cubano era stata annunciata lo scorso aprile dal presidente del parlamento, Ricardo Alarcon: “sarà radicale e profonda e la metteremo in atto nei prossimi mesi”, aveva assicurato l’esponente politico, sottolineando, come aveva fatto raul castro nel 2011 evocando per la prima volta questa possibilità, che i colpevoli delle restrizioni imposte dalla vecchia legge “sono gli usa che, fin dal 1959, utilizzano la questione migratoria per destabilizzarci”. Fino ad oggi, per uscire dal paese i cubani avevano bisogno di un permesso speciale delle autorità, che poteva essere negato anche senza motivazioni, e una lettera di invito da un cittadino del paese straniero in cui si voleva andare. In genere, il permesso era negato ai cittadini meno abbienti, soprattutto alla luce dei 150 dollari necessari per il visto di uscita. Una volta ottenuta l’autorizzazione si doveva rientrare a cuba, pena la perdita dei beni sull’isola, entro 11 mesi. Ora il termine è stato esteso a due anni.
La riforma annunciata dal Governo cubano potrebbe essere la madre di tutte le perestrojke cubane dei prossimi anni.
La possibilità di lasciare l’isola, e quindi la libera circolazione dei cubani, è una riforma che porta con sé elementi di palese instabilità interna. Per questo va letta con attenzione, al fine di non alimentare eccessivi entusiasmi.
Raul Castro, dal 2008 a oggi, ha attuato alcune riforme che però sono state in gran parte vanificate dalla rigidità del modello socialista, mai davvero riformato o attualizzato.
La riforma delle leggi migratorie era molto attesa a Cuba dopo una serie di riforme economiche che nel 2011 hanno introdotto una certa dose di economia di mercato nel sistema centralizzato comunista. L’uscita dal Paese non sara’ facile per tutti: nella sua nota, il governo avverte infatti che rimarranno limiti per alcune categorie di persone non specificate, una misura di protezione per evitare la ‘fuga di cervelli’. Attualmente per medici, scienziati e militari e’ praticamente impossibile andare all’estero, anche per periodi limitati di tempo o per lavoro.
Le nuove riforme politiche, economiche e sociali, attuate dal Partito comunista, sono oltre 300 e hanno lo scopo di rafforzare il progetto socialista sull’isola. Tra queste anche la concessione a 130 mila contadini di terre prima gestite dallo Stato e gli incentivi alle iniziative private con mutui e agevolazioni per i nuovi piccoli imprenditori. C’è poi la volontà di procedere verso una diminuzione del pubblico impiego e la graduale eliminazione della «libreta», la tessera di razionamento, provvedimento che tuttavia potrebbe avere come conseguenza un aumento dei prezzi. Inoltre è stata annunciata la storica decisione di imporre un limite di due mandati consecutivi per le cariche politiche e statali.
Solo un mese fa inoltre, ha cominciato a vacillare un altro tabù anticapitalista nel Paese del castrismo, con i cubani – o almeno alcuni di loro – che potranno togliersi lo sfizio di utilizzare carte di credito per l’acquisto di prodotti agganciati al dollaro Usa come, per ora, è concesso solo ai turisti stranieri.