Papua Nuova Guinea: una terra remota, un autentico paradiso biologico e naturale, dove i meccanismi evolutivi hanno dato origine a specie animali e vegetali rare e bizzarre e gli uomini conservano tradizioni del passato. Una delle ultime regioni del pianeta ad essere esplorata. Un arcipelago di oltre 600 isole proiettate dalla preistoria all’era moderna nell’arco di pochi anni. Più di 700 tribù indipendenti tra loro, che parlano lingue diverse, si decorano il corpo seguendo antiche tradizioni e celebrano riti di passaggio vecchi di millenni.
Le Case degli Spiriti o Haus Tambaran sono imponenti costruzione su palafitte che costituiscono il centro della vita sociale e religiosa dei villaggi papuani; le travi di sostegno della Haus Tambaran sono incise e decorate con figure di uccelli, simbolo dell’anima, e l’interno di queste costruzioni è completamente adornato con pitture e sculture che raffigurano gli antenati e gli spiriti, maschere cerimoniali in legno e numerosi oggetti sacri, come tamburi, teschi e armi. È in questo luogo magico e simbolico che si svolgono tutte le riunioni politiche, i consigli degli anziani, le cerimonie propiziatorie e i riti di passaggio più importanti: è qui che l’uomo viene in contatto con il mondo degli spiriti e degli antenati e dove, secondo la concezione animistica, l’energia insita in ogni cosa si manifesta in tutta la sua potenza.
E’ nel villaggio di Pagwi, adagiato nei pressi del grandioso fiume Sepik, che si pratica ancora il culto del coccodrillo, un rito ancestrale che sancisce, in un’arcaica cerimonia di iniziazione, il passaggio dei giovani uomini dall’infanzia all’età adulta. Anche nel villaggio di Ambunti, un piccolo centro che si anima incredibilmente durante il Festival del Coccodrillo, a cui partecipano, in un vortice di suoni, danze frenetiche, colori e decorazioni sgargianti, più di 5.000 individui provenienti da tutti i villaggi delle regioni circostanti: tra maschere in legno, copricapi di piume variopinte, volti e corpi dipinti con segni e colori tradizionali spiccano gli uomini-coccodrillo, giovani che, nel rito di passaggio dall’adolescenza all’età adulta, si sono sottoposti a dolorose scarificazioni, tracce indelebili, cicatrici spesse e lucide che rendono la pelle simile a quella del dorso del coccodrillo.
Immersa in una foresta sub tropicale brulicante di animali di ogni specie, sorge Simbai, la casa dei Kalam, una delle popolazioni più isolate della Papua Nuova Guinea, la cui cultura è pressoché intatta; lontani dalla modernità, avulsi dal contatto con altre tribù, i Kalam vivono grazie ad un’economia di sussistenza, in villaggi composti da case a pianta esagonale, e parlano un dialetto particolarissimo, caratterizzato da forti colpi di glottide. Nelle occasioni speciali, gli uomini kalam indossano enormi copricapo fatti di canne ricoperte di pelli animali e decorati con i gusci di scarafaggi verdi luminescenti, perizomi di fibra vegetale, collane di steli essiccati di orchidea e grandi ornamenti nasali fatti di ossa, conchiglie o penne di casuario.
Un viaggio ricco di paesaggi incredibili, emozioni intense, uomini e riti antichi, un viaggio che ci riporta indietro ai tempi delle esplorazioni, sulle orme di antropologi e naturalisti che giunsero in queste terre lontane meno di un secolo fa alla ricerca di una cultura lontanissima dalla nostra e per questo così affascinante. Ma malgrado a questo autentico paradiso naturale, nel poverissimo Stato del Pacifico c’è una diffusa credenza nella magia nera: molti faticano ad accettare che siano cause naturali a provocare infortuni, malattie, eventi tragici o la morte, ma spesso utilizzano le accuse per giustificare atti di violenza contro le donne. Secondo Amnesy, nel 2008 sono state almeno 50 le donne morte per cause legate alla stregoneria.
Due donne anziane sono state torturate per tre giorni e poi decapitate nell’isola orientale di Bougainville, riferisce il quotidiano nazionale Courier Post. La polizia, chiamata per tentare di liberare le donne, era presente all’uccisione ma una folla numerosa e aggressiva ha impedito agli agenti di intervenire. Torturate per tre giorni, ferite a colpi di coltello e ascia sono state alla fine decapitate; la polizia ha detto di aver tentato di negoziare la loro liberazione ma senza successo. L’episodio avviene sei giorni dopo un’altra condanna popolare per stregoneria decretata nelle Southern Highlands, negli altipiani occidentali: sei donne torturate con ferri roventi collocate sui genitali e poi bruciate vive durante un “rito pasquale”. A febbraio, la 20enne Kepari Leniata una giovane madre, accusata della morte di un bimbo di 6 anni con pratiche magiche, era stata denudata, cosparsa di benzina e bruciata viva dinanzi a una folla tra cui anche un gruppo di scolari. Intorno al 4 aprile, Helen Rumbali, attivista per i diritti delle donne e insegnante, è stata decapitata davanti all’intera comunità dopo essere stata accusata di “stregoneria”. Questo incidente è l’ultimo di una serie di attacchi perpetrati contro persone accusate di “stregoneria” in Papua Nuova Guinea, che nella maggior parte dei casi hanno portato alla condanna a morte di diverse donne.
Tutto questo e’ Papua Nuova Guinea