Nascosta in un angolo dimenticato della Francia occidentale, la regione del parco naturale del Queyras è uno di quei piccoli, meravigliosi segreti che la vecchia Europa riesce ancora a regalarci. Con i suoi villaggi-gioiello e le sue valli coperte di pini e larici che in autunno s’infiammano offrendo visioni canadesi, questo sorprendente territorio montano non è affatto lontano dall’Italia. E poi sentieri per passeggiate e bike, parapendio e tanti altri sport. Senza dimenticare i graziosi villaggi di artigiani.
Una valle francese al di là di un’altra italiana. Il Queyras è una magica “scoperta” di luoghi fantastici, ricchi di tradizioni di vita e di piacevoli esperienze di soggiorno. Banditi i ritmi ossessivi del turismo di massa. Il Queyras fu abitato nell’antichità da una popolazione celto-ligure, i Quariates.
In una cornice da fiaba, che vanta peasaggi naturali preservati, ricoperti in inverno da un soffice manto nevoso ed illuminati dal sole, le occasioni sono molteplici. Dalla fabbrica di giocattoli alle cascate di ghiaccio, senza dimenticare lo sci: ad ognuno il suo.
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Il Parco Naturale del Queyras
Al di là del confine italiano, passando da metà maggio a metà ottobre per il Colle dell’Agnello, si ha la vista più ampia del parco naturale del Queyras. Il Monviso sembra sorvegliare imponente le due valli confinanti, l’italiana Varaita e la francese Queyras, che nel Medio Evo ebbero una storia comune, rappresentata dalla Repubblica degli Escartons, embrione di confederazione repubblicana. Per l’epoca, senza dubbio una originale forma di governo. “Escarton” viene dal verbo “escartonner”, che significa “dividere”. Le comunità del Queyras e della Valle Varaita erano invece mosse da ideali di reciproca solidarietà. Nel 1343 fu quindi firmata la Carta degli Escartons, con la quale i due territori affermarono la loro momentanea indipendenza.
Otto Comuni dalle meridiane colorate
L’odierno parco naturale del Queyras comprende otto comuni del dipartimento Alte Alpi (Arvieux, Abriès, Aiguilles, Ceillac, Château-Ville-Vieille, Molines-en-Queyras, Ristolas e Saint-Véran) che hanno deciso di collaborare allo sviluppo sostenibile del territorio, valorizzandone le sue ricchezze naturali e culturali. Tra i simboli della valle sono da citare le meridiane, circa una settantina. Molte sono state realizzate dallo gnomonista italiano Giovanni Francesco Zarbula: sono molto colorate e dal disegno caratteristico, con cesti di fiori, trompe d’oeil, uccelli esotici. La maggior parte dei motti che le accompagnano (in latino, francese e occitano) rappresentano riflessioni sulla vita, la morte, il sole e il tempo. Ma ci sono anche meridiane ad argomento religioso o politico.
Bontà gastronomiche e Maestri con la piuma
Il Queyras è il paradiso dei buongustai. Sicuramente da provare la quindicina di formaggi tipici della valle, prodotti con latte di mucca, capra e pecora. Alcuni tra i più noti sono la Fontina, il Rochebrun, l’Extra-Vache, la Toma e il Blu Queyras. Caratteristici anche i paté di selvaggina, maiale e agnello. Per incentivare le piccole esportazioni agricole, i prodotti alimentari del Queyras vengono marchiati “Parc”.
Nella valle non si ama il turismo di massa delle grandi stazioni sciistiche. Ma i visitatori (sia d’inverno che d’estate) non corrono il rischio di annoiarsi. Lo sport, la cultura, la cucina del Queyras hanno segreti che possono essere svelati soltanto a chi arriva con lo spirito curioso, pronto alla scoperta. Visitando i villaggi più piccoli, può capitare di sentirsi trasportati indietro nel tempo, quando per esempio i maestri, secondo una curiosa usanza, passavano di fiera in fiera alla ricerca di un ingaggio: una piuma d’oca sul cappello li indicava come insegnanti di lettura e scrittura; con due piume, si garantiva anche l’aritmetica; tre piume le portavano soltanto gli “specialisti” del latino.
Chiese calde e fredde; museo dei pizzi e degli abiti
Tra le località dove passare qualche ora, tra una discesa libera e l’altra, c’è senza dubbio Abriès. Il paese non arriva oggi a cinquecento abitanti, ma ha due chiese che si affacciano sulla stessa piazzetta: quella più antica è troppo fredda in inverno (la temperatura può anche raggiungere i -20°) così è nell’altra, riscaldata, che vengono ospitati in alta stagione turisti e residenti. Fino al diciottesimo secolo, la chiesa storica aveva, come spesso accade nelle Alte Alpi francesi, delle colonne esterne sorrette da statue che rappresentavano dei leoni, ma nel 1733 un’esondazione del fiume Guil le portò via. Fu possibile recuperare soltanto i leoni.
Come in ogni altro villaggio del Queyras, molte case sono decorate da meridiane di più o meno recente realizzazione. Vicino alla piazzetta delle chiese di Abriès è possibile visitare il Museo del Costume, dove sono esposti gli abiti che i “queyrassini” hanno indossato nelle varie epoche. Ogni anno cambia il filo conduttore dell’esposizione. È inoltre possibile frequentare corsi per la realizzazione di pizzi di foggia tradizionale e affittare alcuni modelli.
Saint-Véran, pane per tutto l’anno
Una visita la merita anche Saint-Véran, il più alto comune d’Europa (2990 metri). Il Musée du Soum è ospitato nella casa più antica del villaggio. La sua costruzione risale al 1661. La destinazione d’uso degli ambienti e l’arredamento sono quelli tradizionali delle abitazioni del Queyras fino a qualche decennio fa. Una delle stanze rappresenta una sorta di enorme madia, in grado di riporre e conservare al meglio il pane per tutto l’anno. Esisteva infatti nel villaggio un forno comune, dove le varie famiglie preparavano a turno la scorta che doveva bastare per i successivi 365 giorni. A differenza di Abriès, qui la chiesa (che risale al diciassettesimo secolo) è aperta anche a -15° e può essere considerata una prova di coraggio rimanere all’interno per più di qualche attimo.
Sculture in legno e coltelli d’autore
Saint-Véran è la culla di due particolari forme di artigianato tradizionale, peraltro presenti anche in altre località del Queyras: la scultura in legno e la fabbricazione di uno speciale coltello pieghevole. Il pino di cembro è un legno molto tenero, facile da lavorare, che viene utilizzato per la realizzazione di mobili e oggetti di varie dimensioni. Il legno viene scolpito e decorato sulla base di disegni realizzati al compasso. Uno degli scultori più noti è Samuel Brunet. Si è formato come ebanista, ma i segreti della scultura del legno li ha appresi in famiglia, dove questa forma d’arte viene trasmessa da generazioni.