L’aviazione francese ha iniziato ad operare in Mali a supporto dell’esercito locale effettuando alcuni raid aerei contro le milizie islamiche che occupano il nord del paese. L’intervento militare era nell’aria da mesi ed era previsto entro il primo semestre di quest’anno. Ieri il presidente maliano, Dioncounda Traore’, in visita a Parigi, aveva sollecitato l’aiuto di Hollande per fermare l’offensiva di Ansar Dine, il gruppo collegato ad Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi).
Neanche 24 ore dopo la richiesta di Traore’ un comunicato ufficiale dell’Eliseo rende noto che “oggi pomeriggio le forze armate francesi hanno sostenuto le unità del Mali nella lotta contro elementi terroristi”. Il Governo francese precisa che “le operazioni sono mirate in particolare a proteggere i 6mila cittadini francesi in Mali, che è una ex colonia francese”.
Parigi non conferma l’invio di truppe di terra malgrado da Bamako il colonnello Abdrahmane Baby, consigliere del ministero degli Esteri del Mali’ abbia annunciato l’arrivo nella di truppe francesi a sostegno dell’esercito regolare. Due aerei cargo militari c-160 francesi hanno trasportato materiale militare a Mopti.
L’intervento e’ stato probabilmente deciso dopo la conquista da parte di Ansar Dine della citta’ di Konna. Era circa un anno che esercito e riballi islamici non si scontravano, la situazione sembrava cristallizzata dopo la conquista delle città settentrionali di Gao, Kidal e Timbuktu da parte di Ansar Dine che si era cosi’ assicurato il controllo del nord del Paese, ma i nuovi combattimenti e la capitolazione di Konna rischiano di aprire la strada agli islamici per una rapida espansione verso il centro del paese e, nell’immediato, verso Mopti, che si trova appena 70 chilometri a sud di Konna, è un porto strategico sul fiume Niger.
Nell’annunciare l’intervento militare il presidente francese Francois Hollande ha fatto riferimento alla risoluzione Onu del 20 dicembre scorso, che autorizza la creazione di una forza africana di 3.300 uomini per aiutare il Mali a far fronte ai ribelli e incarica l’Ue di una missione di addestramento che dovrebbe prendere il via a febbraio. Da parte sua, il capo della Commissione dell’Unione Africana, Nkosazana Dlamini-Zuma, ha chiesto ai 53 paesi dell’Unione di rafforzare “i supporti logistici e finanziari necessari alla difesa e alle forze di sicurezza del Mali”. L’Unione Africana ha anche invitato i suoi stati membri a sostenere il Mali e a condannare gli attacchi dei ribelli islamici.
Gli estremisti islamici di Ansar Dine oltre ad imporre la sharia nei territori da loro conquistati, stanno operando una sistematica distruzione dei santuari dedicati ai santi islamici che da secoli sono venerati dai musulmani sufi. Alla fine di dicembre sono stati distrutti a colpi di piccone quattro mausolei a Timbuctu, riconosciuti dall’Unesco come Patrimonio dell’umanità fin dal 1988.
Abou Dardar, capo del gruppo integralista islamico che controlla militarmente la città simbolo del Sahel, nel rivendicare ”l’impresa’ ha affermato che la sua organizzazione si accinge a “distruggere tutti i mausolei della zona” perche’ “ad Allah non piacciono”.
La situazione e’ drammatica anche nelle zone non ancora interessate direttamente dai combattimenti. Secondo testimoni. nei Paesi Dogon. a 40 km da Mopti, tutte le attivita’ sono paralizzate. Le persone restano in casa terrorizzate della continue razzie da parte degli islamisti che cercavano viveri e carburante. L’esercito ha ritirato anche i pochi uomini presenti e i villaggi non hanno alcuna protezione.
Tensione anche alle frontiere del Mali: il Burkina Faso ha inviato sul confine 1.000 soldati a pattugliare la zona e per fortificare il dispositivo di sicurezza; il Niger ha rinforzato le truppe sul confine, già presenti dalla scorsa primavera.