Un’implementazione che arricchisce la narrazione e crea un impatto emozionale più profondo con il pubblico. I visitatori vengono catapultati indietro nel passato per riviverlo da una posizione privilegiata. Immersi in un ambiente a 360° possono ammirare l’Ara Pacis mentre ritrova i suoi colori originali: una “magia” resa possibile da uno studio sperimentale realizzato dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali nel corso di oltre un decennio che ha portato a una ricostruzione ipotetica ma con la massima approssimazione consentita.
Il colore non è la sola sorpresa ad accogliere i visitatori che possono ‘galleggiare’ in volo sull’altare, planare sul Campo Marzio e assistere al sacrificio, compiuto da veri attori, rimanendo sempre al centro della scena.
L’offerta si amplia anche da un punto di vista numerico. Ogni serata, infatti, può accogliere fino a 400 visitatori, rispetto ai 300 della precedente programmazione, organizzati in piccoli gruppi contingentati. Oltre alla vendita online o attraverso lo 060608, è possibile acquistare i biglietti la sera stessa presso il museo.
Il progetto, promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzato da Zètema Progetto Cultura, è stato affidato ad ETT SpA. Il coordinamento, la direzione scientifica, i testi e la sceneggiatura sono a cura della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. L’interpretazione dei personaggi è affidata alle voci di Luca Ward e Manuela Mandracchia.
INFO TECNICHE
L’ARA COM’ERA combina diversa tecnologie, con la creazione di mondi virtuali in cui vengono inseriti sia personaggi reali sia ricostruiti in CG (computer grafica). Le riprese tradizionali in green screen con il coinvolgimento di attori veri, sono state inserite in un ambiente a 360° attraverso software innovativi. L’ARA COM’ERA propone una innovativa esperienza di Augmented Reality (Realtà Aumentata) e di Virtual Reality (Realtà Virtuale) unica nel suo genere. Utilizzando particolari visori AR (Samsung GearVR) e la fotocamera dei device in essi inseriti, elementi virtuali ed elementi reali si fondono direttamente nel campo visivo dei visitatori. La particolare applicazione AR riconosce la tridimensionalità dei bassorilievi e delle sculture, effettuando un tracking in tempo reale. I contenuti virtuali appaiono al visitatore come “ancorati” agli oggetti reali, contribuendo all’efficacia, all’immersività e al senso di magia dell’intera esperienza.
IL PERCORSO DI VISITA
Il percorso è articolato in 9 punti di interesse (POI), di cui il POI 1 e il POI 2, realizzati con la combinazione di riprese cinematografiche, realtà virtuale e tecnologie immersive, costituisce la novità principale. Lo spettatore, indossando i visori Samsung Gear VR, viene accolto dalle riprese a 360° dell’Ara Pacis di oggi per poi ritrovarsi avvolto in uno spazio bianco in cui individua il monumento nella sua colorazione originale e Augusto, guida speciale in questo viaggio alla scoperta del Campo Marzio. Dopo aver ascoltato la spiegazione dei vari monumenti può ammirare, attraverso una ricostruzione in 3D, lo stesso Campo Marzio dall’alto per poi ritrovarsi immerso nell’area comprendente il Pantheon, i Saepta Julia, il Mausoleo di Augusto e l’Acquedotto, visibili in tutta la loro magnificenza. Dopo questo volo emozionale il visitatore viene accompagnato da Augusto davanti all’Ara Pacis colorata per assistere al rituale del sacrificio realizzato in 3D, computer grafica e con il coinvolgimento di attori veri. Ultimato il sacrificio lo spettatore, viene riportato alla realtà per proseguire il percorso attraverso i dettagli dell’Ara Pacis (POI 3-9).
Pochi monumenti sono riusciti a trasmettere, come fa l’Ara Pacis, storia, credenze, ideali e ambizioni di un’intera epoca. A partire dai rilievi con la raffigurazione del sacrificio di Enea e a quelli con la nascita di Romolo e Remo, personaggi, gesti, divinità e animali illustrano le origini di Roma e della famiglia di Augusto.
Osservando i diversi restauri sulle lastre con raffigurazioni di sacerdoti rivolte verso il Lungotevere, è invece possibile ripercorrere le complesse vicende subite dal monumento in tempi moderni. Dal loro ritrovamento nel ‘500 al trasporto a Firenze fino alla ricomposizione di tutti i frammenti poco prima della seconda guerra mondiale.
Si passa poi ad ammirare la dea Tellus, portatrice di prosperità, e la dea Roma, seduta sulle armi dei vinti, due immagini rappresentative del mondo trasformato dalla pace augustea. Qui il colore rende chiari funzioni e significati di personaggi e oggetti rappresentati.
Ricco di simboli è anche lo splendido fregio vegetale composto da una moltitudine di piante che nascono da cespi d’acanto, simbolo d’immortalità. Attraverso la colorazione del pannello sotto il quadro della dea Roma, una natura ordinata e rigogliosa, abitata da animali e insetti, può essere interpretata così come facevano gli antichi romani, che in questo giardino lussureggiante erano invitati a dimenticare gli orrori della guerra.
Al termine del percorso, lungo la processione rivolta ora verso il Mausoleo, tra gli augures, i littori, i sacerdoti, appare Augusto seguito dalla sua famiglia. Il corteo solenne accompagna l’imperatore, lo circonda e lo protegge mentre compie il gesto sacro. Qui si ritrova non la semplice rappresentazione di un rito di stato, ma l’immagine del presente e del futuro di Roma che vive attraverso le sue istituzioni, Augusto e la sua famiglia, inclusi i bambini, rappresentati tutti insieme per la prima volta nella storia su un monumento pubblico.
SCHEDA TECNICA
Il progetto prevede l’utilizzo di una combinazione di strumenti hardware e software per la fruizione di un percorso di scoperta e approfondimento dell’ ARA PACIS basato su un’esperienza unica e innovativa di Augmented Reality (Realtà Aumentata) e di Virtual Reality (Realtà Virtuale). All’ingresso i visitatori ricevono dei visori VR (Samsung GearVR) che consentono all’utente di vivere in prima persona un’esperienza immersiva e interattiva. Attraverso questo strumento e grazie a un nuovo punto d’interesse (POI) in realtà virtuale che combina riprese cinematografiche dal vivo, ricostruzioni in 3D e computer grafica i visitatori sono immersi in un ambiente a 360° e possono ammirare l’Ara Pacis mentre ritrova i suoi colori originali, osservare particolari aree della superficie del monumento prendere vita e assistere al sacrificio, compiuto da veri attori. La visita prosegue attraverso i successivi POI in cui colorazioni originali del monumento e informazioni aggiuntive sulle storie dei bassorilievi appaiono “ancorate” agli stessi grazie alla realtà aumentata e alla realtà virtuale.
Note sull’Hardware
Il visore Samsung Gear VR abbinato allo smartphone Samsung S7, è una soluzione progettata per la fruizione di Realtà Virtuale, ma anche per esperienze di Realtà Aumentata. Questo è possibile mostrando all’utente che indossa il visore quanto ripreso direttamente dalla fotocamera dello smartphone. Allo stato attuale, soltanto questa soluzione tecnologica, permette la reale fusione nel campo visivo dell’utente di elementi reali ed elementi virtuali.
Tracking 3d real-time
Per la realizzazione del progetto, ETT ha utilizzato un sistema di tracking 3d per l’esperienza in Realtà Aumentata che si avvale dei più avanzati algoritmi per la computer vision. Grazie a questa proprietà, l’intero sistema AR proposto è in grado di riconoscere la tridimensionalità dei bassorilievi degli oggetti scultorei e di effettuare su di loro un tracking in tempo reale. Questo sistema di riconoscimento fa apparire i contenuti aumentati come “ancorati” agli oggetti reali, contribuendo all’efficacia, all’immersività e al senso di magia dell’intera esperienza.
L’ARA PACIS E IL SUO MUSEO
IL MONUMENTO
Quando ritornai dalla Spagna e dalla Gallia, durante il consolato di Tiberio Nerone e Publio Quintilio, dopo i buoni esiti delle operazioni in quelle province, il Senato decretò in onore del mio ritorno la consacrazione di un altare alla Pace augustea in Campo Marzio e ordinò che su quell’altare magistrati, sacerdoti e Vergini Vestali celebrassero ogni anno un sacrificio. (Res gestae, II.12)
Lo stesso Augusto con queste parole testimonia la decisione del Senato di costruire l’Ara Pacis in Campo Marzio nel 13 a.C. Non si trattò di un’impresa semplice e dalla ricchezza della realizzazione architettonica lo si intuisce: l’Ara venne ultimata e dedicata solennemente alla Pax augusta tre anni e mezzo dopo, il 30 gennaio del 9 a.C.
L’altare fu edificato lungo la via Lata (attuale via del Corso), con un orientamento est-ovest, e divenne parte del grande progetto augusteo di urbanizzazione della porzione settentrionale del Campo Marzio, iniziato già nel 28 a.C. con la costruzione del Mausoleo. Proprio la collocazione in questa area del Campo Marzio, luogo ricco di connotati simbolici, ne determinò di fatto l’obliterazione: il progressivo innalzamento di quota del terreno, causato dai frequenti straripamenti del Tevere e dalla conseguente deposizione di strati di limo, provocò un inesorabile interramento del monumento, già testimoniato da tentativi di salvaguardia in antico. Con il passare dei secoli l’area, che aveva ormai perso la propria originale vocazione, divenne oggetto di una vera e propria espansione edilizia e l’Ara rimase sepolta e dimenticata, fino a quando nel 1879 il giovane archeologo tedesco Friederich Von Duhn non propose l’identificazione dei resti che erano emersi al di sotto delle fondazioni del palazzo Fiano – Almagià (tra le attuali piazza di S. Lorenzo in Lucina e via del Corso) come parti pertinenti all’Ara Pacis.
La fortunata identificazione di Von Duhn stimolò l’inizio degli studi e delle ricerche da parte degli archeologi, fino alle due importanti campagne di scavo, prima nel 1903 e poi nel 1937-1938, che permisero l’effettivo recupero delle parti dell’altare e la sua successiva ricomposizione.
In previsione dei festeggiamenti per l’anno augusteo (settembre 1937 – settembre 1938), bimillenario della nascita dell’imperatore, infatti, nel febbraio del 1937 il Consiglio dei Ministri decretò l’inizio di nuove operazioni di scavo e recupero dell’altare, affinché ne venisse realizzata la ricomposizione e, soprattutto, la nuova collocazione in una teca dedicata sul Lungotevere, il cui progetto fu affidato all’architetto Ballio Morpurgo. Si completava così il disegno mussoliniano di recupero archeologico e sistemazione urbanistica di piazza Augusto Imperatore. Come la vediamo oggi, dunque, l’Ara Pacis conserva l’orientamento della sistemazione decisa negli anni trenta, diverso dall’originale, ovvero nord-sud e non più est-ovest.
La struttura architettonica del monumento consiste di un recinto perimetrale che racchiude al suo interno la mensa, l’altare vero e proprio, dove un tempo si svolgeva il sacrificio di celebrazione annuale. Il tutto poggia su una basamento di marmo di circa undici metri e mezzo per dieci metri e mezzo. Il recinto è decorato sia nella sua parte interna che in quella esterna.
L’interno rappresenta il perimetro dell’area consacrata agli dei, all’interno della quale doveva essere eretto il monumento, attraverso il motivo del tavolato di legno, decorato nel registro superiore da festoni, bucrani, coppe rituali e bende sacre, tutti oggetti che fanno riferimento al mondo del rito e del sacrificio. L’esterno del recinto, caratterizzato da due aperture sui lati corti, è riccamente decorato da rilievi di diverso soggetto: a carattere storico e mitologico sui lati corti e a carattere propriamente storico sui lati lunghi, dove si conserva la rappresentazione di una vera e propria processione, sviluppata in parallelo. L’insieme del programma decorativo, attraverso allusioni simboliche e mitologiche, celebra l’imperatore Augusto e la sua famiglia, ma soprattutto sottolinea la predestinazione al comando di Ottaviano e il ritorno ad una meravigliosa e mitica età dell’oro delle origini, grazie alla sua opera di pacificazione.
IL MUSEO
La teca di Morpurgo, realizzata in tempi molto stretti, non aveva quelle caratteristiche strutturali indispensabili ad assicurare la conservazione del monumento. L’instabilità delle condizioni igrometriche e il mancato isolamento termico erano problematiche non solo per le parti originali dell’Ara Pacis, ma persino per la tutela delle operazioni di restauro e ricomposizione da poco realizzate.
In queste condizioni, nel 1970 si rese indispensabile un intervento di ripristino della stessa teca e di restauro del monumento, che versava in pessime condizioni conservative; di nuovo, negli anni ottanta, fu necessario intervenire con nuovi restauri, ma era ormai chiara la necessità di una misura di tutela urgente, dovuta all’impossibilità di adeguamento della teca degli anni trenta. Da questa urgenza è derivata la decisione dell’Amministrazione nel 1996 di affidare il progetto di costruzione di una nuova sede museale per l’Ara Pacis all’architetto Richard Meier. Non doveva trattarsi semplicemente di una nuova sede, ma di un edificio che fosse all’altezza dell’opera da tutelare, che ne garantisse la conservazione e la valorizzazione.
Il nuovo Museo dell’Ara Pacis, inaugurato nel 2006, costituisce di fatto uno dei pochi casi di confronto tra l’archeologia e l’architettura contemporanea, ma è soprattutto uno strumento di tutela, perseguita attraverso l’isolamento termico, igrometrico e atmosferico del monumento, e di valorizzazione, realizzata tramite un percorso museale costruito intorno al monumento e che è in continuo divenire.
L’ARA COM’ERA è in programma ogni venerdì e sabato dalle 19.30 alle 24 (ultimo ingresso ore 23), dura circa 45 minuti ed è disponibile in 5 lingue: italiano, inglese, francese, spagnolo e tedesco.
Roma, Museo dell’Ara Pacis,
Lungotevere in Augusta (angolo via Tomacelli)