Ḥajj è il nome del pellegrinaggio islamico canonico alla Mecca e nelle sue prossimità.
L’Hajj costituisce il quinto dei pilastri dell’Islam ( arkān al-Islām ). Il ḥajj significava originariamente “dirigersi verso” – obbliga ogni fedele che ne abbia le possibilità fisiche ed economiche a compiere, almeno una volta nella vita, i riti che compongono il hajj.
Riti:
1)Espressione della specifica e sentita intenzione (niyya) di adempiere al rito legale che si sta per compiere.
2)Assunzione dell’iḥrām, o “purità rituale”, stato di “purità maggiore” conseguibile col ghuṣl, un lavacro completo del corpo,
3)Settuplice circumambulazione in senso antiorario della Kaʿba
4) Spostamento dalla Mecca in direzione di Mina, a Sud della Città Santa. La notte viene trascorsa dal pellegrino qui o nella pianura di ʿArafāt.
5) Stazione di ʿArafāt, dove sorge la collinetta del Jabal al-Raḥma (il Monte della Misericordia), luogo d’eccellenza per la sosta che si interrompe con la ifāda, repentina messa in movimento verso Muzdalifa dove sono adempiute le ṣalāt del tramonto e della sera.
6) Giorno del sacrificio ( Yawm al-nahr o al-aḍḥā ) a Mina. In questa occasione una vittima animale viene immolata a Dio per poi distribuirne ai vicini le carni consumandone una parte.
7) Lancio di 7 sassolini ( ramī al-jimār ), raccolti tra Mina e Muzdalifa, contro una delle 3 steli (preferita quella intermedia) che rappresentano il diavolo.
8) Rasatura (o accorciamento per le donne) della capigliatura ( khalkh ) e fine dello stato di purità rituale.
9)Ritorno a Mecca per un ṭawāf di saluto alla Kaʿba ricoperta dalla sua nuova kiswa annuale.
10) “Giorni della gioia” ( ayyām al-tashrīq ) con scambi di visite e pasti conviviali. In tali giorni è vietato digiunare. Il rito della lapidazione può essere reiterato più volte, fino al lancio massimo di 70 pietruzze.
Il hajj va obbligatoriamente compiuto nel mese lunare di Dhū l-Ḥijja, ultimo mese dell’anno islamico. In tutti gli altri mesi il rito è chiamato ʿumra, pellegrinaggio “minore” non obbligatorio che si differenzia dal ḥajj per la sua minor durata e per i suoi diversi e più semplici passaggi liturgici.
La giurisprudenza islamica permette a chi ne sia impedito fisicamente ma ne abbia la possibilità economica di delegare qualcun altro all’assolvimento dell’obbligo religioso, i cui vantaggi spirituali saranno lucrati da chi abbia provveduto al pagamento del viaggio e al mantenimento sul posto della persona incaricata. È anche possibile lasciare appositi fondi in eredità perché il rito sia compiuto in nome e a vantaggio del defunto.
Particolare è l’abbigliamento del pellegrino, che si raccomanda usi solo due pezze di stoffa non cucite di color bianco, una per cingersi i fianchi (chiamata izar) e l’altra per coprire il tronco e la spalla sinistra, ma lasciando libero il braccio destro (rida’). Le donne sono invece del tutto coperte.
Chiunque abbia adempiuto all’obbligo del ḥajj acquista un merito particolare e una ottima nomea agli occhi dei correligionari. Ha diritto talora a indossare un copricapo particolare che ricordi l’assolvimento dell’obbligo ed è insignito del titolo onorifico di Ḥājjī (pellegrino del ḥajj).
Punto d’arrivo del pellegrinaggio è la Kaba, l’edificio cubico, al cui interno è ospitato un antico pozzo che, prima dell’arrivo dell’Islam, era utilizzato per raccogliere il sangue delle vittime sacrificali.
Da quest’anno è stato installato anche un nuovo percorso sopraelevato per permettere anche ai fedeli con disabilità, di percorrere i canonici 7 giri intorno alla Ka?ba.