Così è un viaggio in India, un paese dove sfiori immagini di morte per le strade, ma che è anche un inno alla vita. Un paese di grandi contraddizioni e di profonda spiritualità che l’autrice ha percorso con il passo lento del viaggiatore che vuole conoscere e soprattutto capire.
Paola Pedrini ha firmato il suo primo libro di viaggio raccontando l’India che ha vissuto sulla sua pelle, che l’ha cambiata profondamente. Ogni capitolo del libro porta il nome di una tappa raggiunta. Ogni città visitata è un passo in più che la porterà ad una più piena coscienza di sé. Attraverso città da cartolina, tradizioni lontane, incontri con una cultura vecchia millenni che si rivela al lettore tramite lo sguardo razionale, partecipe e rispettoso dell’autrice.
Delhi, Varanasi, Khajuraho, Agra, Jaipur, Pushkar, Bikaner, Jaisalmer, Mount Abu, Udaipur, Ahmedabad sono le tappe principali del suo viaggio a Nord, raccontate nella prima parte del libro come annotate sul taccuino da viaggio. Con uno spirito attento alle novità e agli stimoli che le vengono dall’esterno, l’autrice ci trasmette il suo stupore descrivendo scimmie dispettose che bevono acqua dai secchi davanti alle case di Varanasi; ci svela il significato che si cela dietro ogni gioiello accuratamente indossato dalle donne di diverse tradizioni. Impara a conoscere cosa significa la divisione in caste, dai gesti di vita quotidiana che si trova a vivere e ad osservare. Capisce e trasmette il senso della religione e della spiritualità di questo popolo, spiegazione ultima di ogni più strana contraddizione. Storia e tradizioni, leggende e verità su tutto ciò che Paola incontra sul suo cammino, fanno del libro un buon punto di riferimento per chi deve scoprire l’India.
Un taccuino da viaggio che diventa diario segreto quando l’autrice confessa i suoi dubbi e le reazioni che sente nascere dentro se stessa, nel muoversi liberamente in un paese in cui ancora ci sono molte barriere per casta, sesso e religione. Si sente subito gli occhi puntati a Delhi perché semplicemente fuma una sigaretta in attesa del taxi; si scopre fragile alla vista di animali morenti di fame, tanto da provar più pena per loro che per i suoi simili.
Fotografa i ghat, le scalinate che scendono nel fiume Gange dove i rituali di vita e di morte si svolgono sotto gli occhi di tutti e si sente in colpa, cattiva, rabbiosa con se stessa per non saper credere e affidarsi, come il popolo da cui è circondata. Raggiunge Bikaner solo per vedere con i propri occhi il famoso Karni Mata Temple, il tempio dei topi: un luogo in cui si venerano Kaba, i topi reincarnazione di cantastorie. I ratti di varie dimensioni si rincorrono nel tempio, arrampicandosi ovunque creando uno spettacolo unico che le provoca una sensazione di smarrimento. Attraversa il Thar per arrivare nel Rajasthan meridionale, a Mount Abu e scoprire un’altra realtà, lontana dai vicoli stretti e maleodoranti di Varanasi, distante dal torrido deserto e dagli sguardi indiani indagatori.
Un secondo viaggio nel sud dell’India per proseguire il percorso iniziato con il viaggio a Nord. Questo è quello che Paola ci racconta nella seconda parte del suo libro. Per mano al suo maestro di yoga, ‘bapu’ (padre spirituale), Paola attraversa città come Bangalore, Puttaparthi, Mysore, Mamallapuram, Madurai. Conoscerà tante persone, entrerà in templi e toccherà con mano la spiritualità indiana entrando in vari ashram, da quello di Sai Baba a quello di Aurobindo ad Auroville, città indicata dall’autrice come quella che ha aperto le porte della percezione della sua mente. Scoprirà l’esistenza di Amma, la donna che da 39 anni gira per il mondo diffondendo il suo messaggio di verità, amore e compassione con il semplice gesto di un abbraccio. Non più confusione e paura per Paola. Adesso, è nitida la visione di quello che vuole, delle sue capacità di trasformazione e di realizzazione, quelle di un essere divino esattamente come tutto ciò che fa parte del divino universo.
‘La mia India’ non è una guida, ma una lettura per chi in India c’è stato, ci vuole andare o ci tornerà. Dopo i primi due viaggi raccontati nel libro, Paola Pedrini è tornata una terza volta in India per un’esperienza di solidarietà presso la comunità di Maria Teresa, a Calcutta. Da queste tre esperienze ha maturato la voglia di lavorare nel sociale.