Con sette voti su 13, Matera è stata dunque ufficialmente designata Capitale europea della cultura per il 2019, titolo che, oltre all’Italia, è stato assegnato anche a Plovdiv per la Bulgaria.
Matera è nota anche come città dei Sassi, proprio per la peculiarità e l’unicità del suo centro storico. Scavati e costruiti a ridosso della Gravina di Matera, una profonda gola che divide il territorio in due, i Sassi di Matera, rioni che costituiscono la parte antica della città, si distendono in due vallette, che guardano ad est, leggermente sottoposte rispetto ai territori circostanti, separate tra loro dallo sperone roccioso della Civita. Questa posizione invidiabile, ha reso di fatto la città invisibile agli occhi dei suoi nemici per millenni, permettendole di passare pressoché indenne attraverso secoli di storia.
Con il progetto Open future inizia un percorso nuovo, sicuramente entusiasmante, lungo cinque anni e oltre. Questa è la prima tappa di un percorso possibile tra i luoghi della cultura in città e in Basilicata. Nel 2019 sarà la capitale europea della cultura, con il suo progetto Open future, le idee del suo staff e del direttore artistico Joseph Grima e i suoi luoghi della cultura, che dovranno essere valorizzati e reimpostati con quel doppio sguardo (un occhio al territorio e l’altro, naturalmente, all’internazionalizzazione), perché dopo l’ottimo risultato di ieri pomeriggio è iniziato un nuovo cammino per quella che fino a qualche decennio fa era nota come la “vergogna nazionale”. Matera è la città del cielo “ferocemente antico” che ispirò Pasolini per il suo Vangelo secondo Matteo, ma è anche il luogo carico di memorie ataviche, di respiri ancestrali che hanno sollecitato lo sguardo e le fantasia di numerosi artisti che sin dagli anni Sessanta sono approdati in città, anche per merito del circolo La Scaletta, all’epoca dinamico e energico centro culturale.
Ecco un breve tour, uno dei possibili viaggi alla scoperta dell’arte che chi visiterà Matera per la prima volta (e non solo per la prima volta) dovrà compiere, per comprendere la natura di una città, le sue vocazioni, fors’anche i suoi paradossi. Da Medardo Rosso a Libero Andreotti, Nicola Carrino, Max Bill, Toti Scialoja e Leoncillo, passando per Francesco Arena e altri giovani protagonisti della scultura contemporanea: il MUSMA. Con i suoi spazi espositivi ricavati nelle sale di Palazzo Pomarici e negli ambienti ipogei che creano una sinergia con i materiali e le declinazioni delle opere plastiche selezionate dal direttore Peppino Appella, che attraverso le donazioni delle opere dagli amici artisti e da un nucleo di collezionisti internazionali ha potuto mettere insieme una raccolta prestigiosa, il museo è una tappa fondamentale per esperti e appassionati dell’arte di oggi.
Una menzione speciale merita Palazzo Lanfranchi, sede della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici. Una panoramica sulla pittura di età moderna, un percorso sulla scultura medievale, la raccolta delle opere di Carlo Levi e, soprattutto, in queste settimane, una grande mostra dedicata a Pasolini e al suo Vangelo, ideata dalla dinamica soprintendente Marta Ragozzino, che dirige il museo. La mostra si snoda tra contenuti multimediali, documenti rari, opere d’arte e fotografie d’epoca, che ricostruiscono la gestazione e la realizzazione del film che quest’anno compie ben cinquant’anni. Il percorso prosegue all’ultimo piano, con una panoramica sul Gruppo Uno e sul Gruppo 63 curata dallo stesso Appella.
Terminiamo questo breve tour – che non pretende di essere esaustivo e che nei prossimi giorni proseguirà con altre tappe, come la Fondazione Southeritage, per esempio – approdando al parco scultura La Palomba, ai piedi della città, in una cava dismessa che l’artista Antonio Paradiso, nativo di Santeramo in colle e che da qualche tempo fa la spola tra la sua terra e Milano. È anch’esso un luogo che merita una tappa approfondita, per la suggestione della pietra e per le proporzioni monumentali delle opere dell’artista, che della riflessione sulle radici antropologiche ha fatto il suo cavallo di battaglia sin dai Settanta. All’interno anche un hangar in cui periodicamente ospita mostre e progetti di alcuni suoi amici e sodali, tra cui Pino Spagnulo.