In francese esiste un verbo, “trabouler”, intraducibile nelle altre lingue. Questo perché deriva dai “traboules”, passaggi pedonali che permettono di entrare da una strada e uscire in un’altra, non facendo il giro attraverso gli edifici, ma passandoci dentro. Nati con una funzione puramente pratica, nel corso dei secoli sono stati abbelliti e oggi, sebbene se ne trovino anche in centri come Villefranche sur Saone, Macon, o Saint Etienne, sono la vera caratteristica della città di Lione. Molti traboules sono stati costruiti nel 1800 per permettere agli artigiani della seta di portare i tessuti fuori dalle loro officine senza farli bagnare quando c’era cattivo tempo.
I traboule sono passaggi pedonali che attraversano corti private di edifici e che permettono il transito diretto da una via cittadina all’altra. Il transito attraverso i traboule consente di seguire itinerari che attraversano la città secondo percorsi alternativi e più brevi prescindendo dalla topologia viaria, e consentono inoltre di beneficiare di tratti coperti, al riparo dall’esposizione agli elementi atmosferici.
Ne esistono di diversi tipi:
traboule diretto: dall’uscita è visibile l’entrata;
traboule ad angolo: attraversa due o più edifici all’angolo formato da due strade;
traboule a raggio: un cortile al centro di un isolato di abitazioni con più accessi;
traboules a svolta.
Alcuni comportano la presenza di scale che connettono strade separate da un forte dislivello, altri assommano diverse caratteristiche.
I traboule attraversano quasi sempre proprietà private. Ciononostante, una quarantina di essi sono liberamente attraversabili e visitabili. L’apertura al pubblico è il frutto di accordi tra le municipalità e i proprietari. La città di Lione, ad esempio, si fa carico di parte delle spese di gestione, di pulizia e del 70% dei lavori di ristrutturazione, in cambio di una servitù di passaggio.
PER PROTEGGERE LA SETA. Il nome traboules deriva dal latino, per la precisione dalla locuzione “trans ambulare”, ovvero “passare attraverso”. Ed in effetti è proprio questo che si fa camminando lungo un traboule. La loro origine risale al Medio Evo, ma alcuni sono stati realizzati durante il Rinascimento, quando le autorità di Lione permisero ai giovani architetti la possibilità di dimostrare il loro valore. Molti sono stati costruiti nel XIX secolo per permettere agli artigiani della seta, i Canuts, di portare i tessuti fuori dalle loro officine senza farli bagnare quando c’era cattivo tempo. Gli stessi traboules, poi, sono stati teatro della sollevazione dei tessitori della seta, che infiammò Lione nel 1831, ma anche della Resistenza francese: gli occupanti non li conoscevano, a differenza dei partigiani che li sfruttavano per nascondersi o preparare le imboscate. Esistono diversi tipi di traboules: ci sono quelli diretti, che collegano due strade parallele e di cui, dall’entrata, è visibile l’uscita, e quelli angolari, che permettono di attraversare due edifici che fanno angolo, risparmiando qualche metro di strada. I più complessi, invece, sono i traboules a raggio: il cortile è al centro e, attorno, gli edifici hanno più accessi. In alcuni casi, poi, questi passaggi comprendono delle scale, nel caso connettano strade separate da un forte dislivello, e ancora ci sono quelli che mettono insieme la varie caratteristiche.
COME TROVARLI. La maggior parte dei traboules si trovano nella Vieux-Lyon, la Città Vecchia, e nel quartiere di Croix-Rousse, quello dei lavoratori della seta. Buona parte, va detto, sono adesso spazi privati e per questo chiusi per ragioni di sicurezza durante la notte. Ma gironzolando per Lione al mattino se ne possono trovare molti aperti: non è raro che un residente, vedendo un turista incuriosito, gli dia un “passaggio” per farlo uscire dall’altro lato. In fin dei conti entrare in un traboule è come entrare nel giardino di casa di una persona: meglio chiedere il permesso e, nel caso, bisogna rispettare il silenzio per non disturbare.
QUALI VEDERE. Su 230 totali, oggi sono circa quaranta i traboules aperti al pubblico nel centro storico di Lione. Tra i più belli del quartiere della Vieux-Lyon, che sorge sui pendii della collina di Fourvière, quello che da rue St Jean 54 porta verso rue du Boeuf 27 è anche il più lungo dell’intera città. Da attraversare, nelle vicinanze, anche il traboule che porta da rue St Jean 27 verso rue des Trois Maries 6 e quello che va da Place du Gouvernement a Quai Romain Rolland. Da visitare anche la storica Tour Rose, a cui si accede dal civico 16 di rue du Boeuf e, vicino alla chiesa di Saint Paul, in rue Juiverie 8, la galleria realizzata dall’artista Philibert Delorme nella Maison Bullioud. Tanti i traboules nel quartiere della Croix-Rousse, che fino all’ Ottocento è stato il quartiere dei canuts: il più famoso, il “Traboule de la cour des Voraces” è stato il simbolo delle rivolta dei tessitori di seta, una delle prime negli anni della Rivoluzione industriale.
Per aprire la porta che dà accesso ai Traboules basta semplicemente schiacciare il bottone vicino all’entrata. Se non funziona potete riprovare dall’altra parte.
Buona parte dei traboules sono chiusi al pubblico perché in realtà sono spazi privati. Se passate per la Città Vecchia o la Croix-Rousse al mattino ne troverete aperti molti altri e non è raro che un residente dia un “passaggio” ad un turista per farlo uscire dall’altro lato. L’importante è rispettare il silenzio per non disturbare i residenti: molti cartelli ve lo ricorderanno
I traboule hanno avuto un ruolo nella Révolte des Canuts, la sollevazione dei tessitori della seta che infiammò Lione nel 1831.Fu una delle prime rivolte sociali seguite alla rivoluzione industriale. Furono anche utilizzati dai partigiani della Resistenza francese durante l’Occupazione tedesca della Francia nella seconda guerra mondiale.