Lunedì 17 e mercoledì 19 settembre, alle ore 21.00, il premio Nobel Dario Fo e Franca Rame porteranno sul palcoscenico del Teatro Dal Verme una lezione-spettacolo inedita, dedicata all’indiscusso genio della pittura del Novecento. E per evitare polemiche con gli eredi dell’artista e scongiurare il rischio di pagare cifre esorbitanti per i diritti, Fo ha riprodotto alcune opere L’ingresso è gratuito fino ad esaurimento posti.
Lo spettacolo è il Picasso Desnudo, una nuova lezione d’arte del Nobel e di Franca Rame stavolta sul maggior pittore del secolo passato, porteranno in scena la vita e le opere di Pablo Picasso attraverso un racconto che ne ripercorrerà tutti i periodi: una sapiente e divertente intrusione nell’arte, nell’estro, nella vita dell’artista con tanto di illustrazioni della sua geniale forza espressiva, realizzata come introduzione della grande mostra che il 20 settembre si inaugurerà a Palazzo Reale, sempre a Milano (150mila le prenotazioni già arrivate).
“Ma durante le prove dello spettacolo – racconta Fo – all’improvviso è sorto un dubbio, con tutto che noi, come compagnia teatrale, si stia lavorando a vantaggio della mostra stessa: qualcuno ha ricordato che l’agenzia che raccoglie i diritti d’autore per gli eredi di Picasso, in situazioni analoghe ha bloccato la produzione (in un caso addirittura fatto sospendere un film sull’artista già girato e prodotto) con la richiesta che venissero pagati i diritti sulle opere riprodotte. Nel nostro caso noi mettiamo in scena uno spettacolo completamente aperto al pubblico, a ingresso gratuito, non percepiamo alcun vantaggio economico di sorta. È come se all’istante, in un’Accademia o in una Università, in seguito a una serie di lezioni su un artista di grande valore, pittore, architetto, musicista… si presentassero gli incaricati della società degli autori per riscuotere una congrua mercè. È paradossale, infatti non esiste”.
Quindi, per non entrare in polemica con gli eredi, e soprattutto per non essere costretti a sborsare cifre esorbitanti di diritti, Fo e Rame hanno fatto di testa loro, sullo schermo non proietteranno opere originali di Picasso ma soltanto riproduzioni rielaborate dallo stesso Fo. Come dire, dei falsi. Sui falsi non si può mettere una tassa. Un’impresa complicata sul piano artistico e organizzativo questa della “falsificazione” perché si è trattato di ridare colore a molti disegni e quadri, cambiar loro le dimensioni, due mesi di lavoro, con la casa invasa dai Picasso…
L’ironia d’altra parte non mancherà nemmeno nella sua lezione-spettacolo che racconterà quel genio prolifico di Picasso che in 90 anni di vita si è inventato come artista e come uomo numerose volte. “Due cose importanti sono sorprendenti e mi preme sottolineare – continua Fo – Picasso aveva un amore straordinario per la pittura italiana e anche per il nostro teatro. Era un appassionato delle maschere del Teatro all’Italiana, tanto che ha riprodotto più volte nei suoi dipinti i personaggi della Commedia dell’Arte a cominciare da Arlecchino che ha riprodotto in tutte le forme, e nelle situazioni più disparate. Poi c’è la passione di Picasso per Raffaello, gli amori del Maestro di Urbino con la sua Fornarina, che lui porta verso un erotismo esasperato. Picasso ha realizzato centinaia fra quadri e incisioni sul tema del sesso, dell’amore con gusto ironico e grottesco quasi da pochade”.
Picasso, per esempio, è interessante anche dal punto di vista politico – conclude Fo – e non solo per un quadro come Guernica. È stato uno dei pochi personaggi illustri coerenti durante il franchismo: aveva dichiarato che non sarebbe mai tornato in Spagna finché il regime non fosse stato definitivamente deposto. E così ha fatto”.