Categorie: Cultura e Sapori

Sulle orme degli antichi viaggiatori in Emilia Romagna

Antichi itinerari che in età medievale e nelle epoche successive conducevano pellegrini, viandanti e mercanti verso Roma. Uno straordinario patrimonio culturale che invita il visitatore curioso a intraprendere uno stimolante “percorso nel tempo”, sulle tracce di bellezze storico-artistiche e alla scoperta di luoghi inediti, dal fascino mistico e rievocativo. Buon viaggio lungo le vie storiche dell’Emilia Romagna.

La Via Francigena nella provincia di Piacenza    
Sulle tracce dei pellegrini medievali…la via Francigena fu una delle più importanti vie di comunicazione a quel tempo
Sin dai tempi antichi Piacenza ebbe un ruolo strategico nelle importanti vie di comunicazione della zona. La Via Emilia, tracciata e realizzata fra il 191 e il 187 a.C., aveva nella città il suo tratto conclusivo che si ricongiunse, a partire dal 148 a.C., con la Via Postumia, arteria stradale che univa il mar Ligure all’Adriatico fino ad Aquileia, attualmente Statale 10 Padana Inferiore.
Durante l’Alto Medioevo, tra Piacenza e Parma, la Via Emilia diviene la Via Francigena, conosciuta anche come Strada Romea, una delle più importanti direttrici che attraversano l’Appennino fra l’area padana e la Toscana. Si venne così intensificando l’affluenza di viaggiatori e pellegrini lungo la Val Trebbia e verso Bobbio e la sua Abbazia, che fu nel Medioevo un centro culturale di grande rilievo.
Dal 990 ai giorni nostri: il percorso di Sigerico, arcivescovo di Canterbury, sulla Via Francigena nel piacentino
La strada parte da Calendasco, dove l’arcivescovo attraversò il Po. Superato uno dei principali rami della Via Francigena si giunge a Piacenza, antica “Placentia” cittàporto sul Po che, corrisponde alla trentottesima tappa, importante cardine del viaggio fra l’Italia settentrionale e quella centromeridionale.
A Piacenza Sigerico sostò con ogni probabilità nell’Ospitale di S. Brigida, riservato infatti ai pellegrini di provenienza anglosassone.
Piacenza offre al visitatore una suggestiva panoramica di varie fasi artistiche che, dal Gotico al Rinascimento fino ai tempi recenti, costituisce il prestigioso patrimonio del suo centro storico. Il Duomo, rappresenta la prima tappa culturale della visita.
Lasciato il centro, la Via Francigena procede in parallelo con l’Autostrada del Sole e vicino alla Statale Emilia. Ricalcando le orme dell’arcivescovo di Canterbury, si incontrano i borghi di San Lazzaro e di Montale. Appena 4 Km oltre Pontenure si trova il paese di Cadeo, ovvero “casa di Dio”, prorprio per il ruolo di stazione per l’ospitalità dei pellegrini.
Seguendo la direzione sud-est lungo l’attuale Statale Emilia, la Francigena tocca Roveleto e Fontana Fredda che al tempo di Teodorico, re degli Ostrogoti, venne trasformata in fortezza ed in seguito fu un importante “Ospedale” dei pellegrini. Qui si può vedere l’imponente campanile che si pensa debba risalire all’antico castello.
La successiva tappa di Sigerico raggiunge Fiorenzuola d’Arda, l’antica “Floricum”, con il settecentesco Palazzo Bertamini Lucca e il suo vasto giardino, il Palazzo Grossi del ‘400, il Teatro Verdi (1847), la Collegiata di S. Fiorenzo rifatta alla fine del XV secolo con caratteri ripresi dal romanico e dal gotico piacentino, dedicata a Fiorenzo di Tours che qui nel IV secolo operò un miracolo.
Passaggio obbligato è il borgo di Castell’Arquato con il cinquecentesco torrione Farnesiano, il Palazzo del Duca, risalente ai secoli XIII e XIV, la Chiesa di S. Pietro del ‘400, il neogotico Castello Stradivari, il Palazzo Pretorio del 1293, la Collegiata di S. Maria (inizi XII secolo) con il Museo della Collegiata e infine la Rocca, un’imponente opera del 1343. È inoltre possibile visitare l’ex “Ospitale” di S. Spirito, costruito un tempo per l’accoglienza dei pellegrini e adibito attualmente a sede di un Museo Geologico, con reperti che illustrano l’evoluzione morfologica della zona.
Usciti da Castell’Arquato si incontrano le località di Vernasca e Morfasso. Vernasca è situata sul crinale tra il torrente Arda e l’Ongina dove sono visibili i resti della Pieve romanica di S. Colombano. Lungo la strada, 15 Km prima, si può effettuare una breve deviazione per visitare Vigoleno, avvistabile per le sue mura merlate, affacciate sul torrente Stirone, che risalgono al 1385 e raccolgono il suggestivo nucleo abitato con il Castello. Morfasso aveva un tempo come riferimento l’antica Pieve di S. Salvatore e S. Gallo di Val Tolla che non esiste più: la sua storia è infatti legata all’Abbazia di Tolla. In zona è possibile inoltre effettuare un’escursione presso il Parco Monte Moria o raggiungere gli scavi di Veleia, una delle più importanti zone archeologiche della regione.
Ritornando invece sulle tracce di Sigerico, proseguiamo la nostra strada verso il Taro, arrivando ad Alseno, piccolo borgo che possiede graziosi tesori artistici. Ci si avvia verso la successiva tappa che, secondo la documentazione dell’ arcivescovo, conclude il percorso nel piacentino ed entra nella provincia di Parma, Fidenza.
 
Come arrivare
Casello autostradale A1 Piacenza Nord e Piacenza Sud oppure A21 Piacenza Ovest e Piacenza Est.
La città dista 62 Km da Parma, 150 Km da Bologna, 148 Km da Genova, 64 Km da Milano, 512 Km da Roma.


La via Francigena nella provincia di Parma
– itinerario culturale d’Europa
La Via Francigena univa Roma alla Francia e alla Gran Bretagna, quella parmense parte dall’antica “Fidentia Julia”.
Delle grandi strade che solcarono l’Europa del Medioevo una delle più importanti fu la Via Francigena che univa Roma alla Francia e alla Gran Bretagna, di cui abbiamo un notevole resoconto nel diario di viaggio di Sigerico, arcivescovo nel 991. L’aggettivo Francigena indica che trae origine dalla Francia, non intesa nell’accezione moderna, ma in quella alto medievale. Paolo Diacono nell'”Historia Longobardorum” scrive che per andare da Pavia in Toscana si passava per l’Alpem, odierno Passo della Cisa, che essendo passaggio obbligato nelle comunicazioni era il più sicuro.
L’tinerario principale parmense è quello che, iniziando appena prima di Fidenza, giunge da Chiaravalle della Colomba e lasciando la Via Emilia giunge a Fornovo: da qui prende il nome di Via di Monte Bardone che, inoltrandosi negli Appennini, giunge al Passo della Cisa. Il percorso stradale, segnalato con appositi cartelli turistici, è anche un percorso trekking.
Da Fidenza a Fornovo
La porta della Via Francigena è costituita dalla cittadina di Fidenza, l’antica “Fidentia Julia” chiamata, in epoca medievale, Borgo San Donnino. Sostare a Fidenza impone la visita del Duomo considerato uno dei massimi esempi dell’architettura romanica padana, la cui facciata (fine XII sec.) fu realizzata su disegno dell’Antelami. Una statua regge un cartiglio che recita “L’apostolo Simone indica che questa è la Via per Roma”. A 6 km da Fidenza il moderno pellegrino può visitare il Parco Regionale Fluviale dello Stirone, singolare esempio di museo dei fossili all’aperto.
Le successive tappe ci conducono a Coduro, S. Margherita e Borghetto dove numerose sono le testimonianze del passaggio degli antichi pellegrini: il tratto iniziale era così importante che tutta la zona era denominata “la Francesca”. Borghetto era inoltre un’importante tappa, non solo dei romei che andavano a Roma, ma anche dei pellegrini che si recavano a Santiago di Compostela: da alcuni atti risulta che la via principale era detta “il Camino”. Da qui si arriva a Fornovo, la “Philemangenur” di Sigerico, importantissimo nodo posto, ancor’oggi, tra gli Appennini e la Pianura.
Da Parma al Passo della Cisa
Da S. Pancrazio il cammino dei romei volgeva verso Vicofertile la cui Chiesa di S. Geminiano custodisce una notevole vasca battesimale scolpita con figure (fine XII/ XIII sec.). La Pieve romanica di S.Prospero a Collecchio testimonia l’importanza della località sulla Via Francigena. Molti sono i rifacimenti che nascondono l’originaria struttura ma degna di nota è la lastra scolpita in marmo bianco rappresentante il Battesimo di Cristo nel Giordano (XIII sec.) di probabile provenienza bizantina. Parallela all’asse principale, una via collegava Giarola e Oppiano, luoghi privilegiati per i guadi sul fiume Taro: oggi la Corte di Giarola ospita la sede del Parco Regionale Fluviale del Taro e, poco distante, è possibile visitare il Museo Ettore Guatelli, una tra le più complete raccolte di oggetti di cultura, materiale a documentazione di usi, mestieri e tecniche in disuso o perdute del mondo rurale e artigianale.  Da Collecchio il percorso portava a Talignano, alla Pieve romanica di S. Biagio che aveva annesso un ospizio. Di notevole interesse la lunetta del portale, raro esempio italiano di rappresentazione di una “psicostasi” ossia la pesatura delle anime dei defunti. Giunti a Fornovo i pellegrini potevano sostare presso la Pieve di S. Maria Assunta che possiede un ricco corredo scultoreo con precisi riferimenti al tema del pellegrinaggio e del viaggio, inteso in senso simbolico come redenzione ed espiazione del peccato.
Si prosegue lungo la valle dello Sporzana, mentre esisteva anche una variante che superava il monte Prinzera sul versante occidentale, dove si trova la “Riserva Naturale Orientata”, che tutela specificatamente il complesso montuoso costituito da rocce ofiolitiche. Proseguendo lungo lo Sporzana si arriva alla splendida Pieve romanica di S. Maria Assunta di Bardone, una delle più antiche e vaste pievi matrice della Diocesi parmense risalente al XII sec., che oggi conserva parte delle sculture di Fornovo Taro.
Si raggiungono poi i nuclei di Casola Castello e La Villa, affacciati sulla valle del Baganza proprio contro la costa del Castello di Ravarano, antico fortilizio dei Pallavicino. Di particolare interesse è la zona ambientale detta dei “Salti del diavolo”, disposta trasversalmente alla valle, con caratteristici affioramenti rocciosi dall’aspetto di guglie che diventano particolarmente suggestivi. Proseguendo per Berceto si incontra Castellonchio, borgo simile a Cassio come impianto: ovunque la figura del pellegrino, ritratto in pietra o legno, accompagna il cammino.
A Berceto, punto cruciale del percorso organizzato dai longobardi per collegare la Padania con la Tuscia, già nell’VIII sec., re Liutprando costruì una grande abbazia con annessa una chiesa dedicata a S. Abondio, nei pressi del quale si verificò il miracolo delle reliquie di S. Remigio di Reims, di ritorno da un pellegrinaggio a Roma. Dopo l’evento miracoloso (719) il vescovo di Rennes, Moderanno, si stabilì a Berceto dove prese vita una nuova ed intensa devozione.
La Via Francigena prosegue per la Cisa: la chiesa del Passo, attuale santuario della Guardia, innalzato nel 1920, è anche un belvedere di grande interesse paesaggistico. Deviando da Berceto verso la val Manubiola si raggiunge Corchia, esempio notevole di borgo medievale di tipo montano con case di pietra ancora abitate, percorsi lastricati e sottopassi ad arco. Sempre nel parmense, una variante della Via Francigena, detta Via degli Abati, proveniva da Bobbio (Piacenza) per arrivare a Bardi e poi a Borgo Val di Taro.

Come arrivare
Casello autostradale A1 o A15 Parma. Casello autostradale A1 Fidenza, a 4 Km dal centro storico. Casello autostradale A15 Fornovo. Casello autostradale A15 Berceto.

La Via dei Romei, l’erede della romana via Popilia
Questa antica strada collegava le regioni dell’Europa orientale a Roma, passando anche dalla costiera adriatica. Superate quindi Venezia e Ravenna, ci si addentrava nell’Appennino. Da Ravenna i pellegrini medievali avevano diverse opportunità per proseguire verso la città di San Pietro. Questo percorso permetteva inoltre ai devoti viaggiatori di raggiungere gli imbarchi della Puglia per la Terra Santa o il Santuario di S. Michele sul Monte Gargano. I Romei potevano provenire da vari luoghi della cristianità medievale e, fin dal 784, una lettera del Papa a Carlo Magno segnalava l’esistenza di un ricovero per pellegrini Romei a Galeata. Durante il Medioevo essi viaggiavano seguendo i percorsi interni, dal ferrarese fino a Faenza, anziché lungo il litorale, all’epoca ancora malsano, trovando il conforto e l’ospitalità delle comunità monastiche che incontravano lungo il cammino. La prima era quella benedettina di Pomposa, quindi – discendendo- i pellegrini trovavano Comacchio, mentre verso Ravenna a Sant’Alberto, il Monastero omonimo in Insula Parei rappresentava il riferimento per coloro che si dirigevano a Ravenna.

Da Ravenna all’Appennino
Appena fuori Ravenna, si visita la Basilica di Sant’Apollinare in Classe, situata in aperta campagna: al suo interno vengono conservati pregevoli sarcofagi del V e VI sec. e magnifici mosaici databili fra il VI e il VII sec.. Nei pressi della Basilica si estende la pineta di Classe.
Dopodichè si può scegliere di procedere da un lato verso Cesena lungo la Via del Dismano e dall’altro verso Forlì lungo l’attuale Ravegnana. Entrambi i percorsi sono costellati di antiche pievi di campagna.
Un ulteriore tragitto, verso l’entroterra, conduce dal Delta del Po a Faenza. Esso conduce dapprima a Ferrara: una sosta di due o tre giorni consente di approfondire la conoscenza della città estense. Da Ferrara i pellegrini procedevano a piedi fino ad Argenta, quindi si servivano delle imbarcazioni per giungere fino al margine meridionale delle paludi.
Lungo il percorso si incontrano la Pieve di S. Maria in Fabriago e la Pieve di S. Pietro in Sylvis a Bagnacavallo. Eretta nel VII secolo, è una delle pievi meglio conservate del Ravennate. La dedica rimanda alla presenza di un’antica foresta, al cui limitare si trovava la pieve. A questo punto si inizia a varcare lo spartiacque dell’Appennino, che offre diverse opportunità.

Itinerari fra le valli
A Faenza il turista può visitare il MIC, il Duomo, Palazzo Mazzolani, la Cattedrale, la Pinacoteca e la Chiesa della Commenda. Dall’antica “Faventia”, il viaggiatore può scegliere tre alternative, in base alle direttrici vallive del Senio, del Lamone e del Tramazzo.
Tappe di riferimento del primo percorso sono Riolo Terme e Casola Valsenio, quindi Palazzuolo in territorio toscano. L’antico borgo di Riolo Terme era già noto ai romani per le qualità curative delle sue acque; Casola Valsenio presenta varie attrattive: la Rocca di Monte Battaglia, il Giardino Officinale e, ad appena 2 Km dal centro il Cardello, risalente forse all’XI secolo.
Il secondo percorso parte da Brisighella, dove si visiteranno la duecentesca Torre dell’Orologio, la Collegiata, la Chiesa dell’Osservanza (1525), la Rocca Manfrediana e Veneziana che si compone del cosiddetto “Torrione Veneziano” (XVI secolo) e dell’antico “Torricino” (1300) e la curiosa sopraelevata Via del Borgo, altrimenti detta Via degli Asini. Anche Brisighella è famosa, sin dall’epoca romana, per le sue acque termali.
Il  terzo percorso attraverso la Valle del Marzeno ha come centri di riferimento Modigliana e Tredozio: la prima dal X secolo patria della famiglia dei Guidi e quindi al centro di importanti eventi storici, Tredozio invece era già nota al tempo dei Romei per la Pieve di San Michele.
Da Forlì si diramavano, all’epoca dei pellegrini medievali, altre tre strade che conducevano i fedeli in Toscana, quindi a Roma:la prima attraversa la Valle del Montone toccando Terra del Sole e Castrocaro, rinomato centro termale immerso nel verde; la seconda attraversa la Valle del Rabbi che ha come riferimenti principali Predappio e Premilcuore; infine la terza attraversa la Valle del Bidente che conduceva al passo dei Mandrioli e da qui ad Arezzo in territorio toscano.

Come arrivare
Per Ravenna, casello autostradale A14 Ravenna. La città dista 74 Km da Bologna, 136 Km da Firenze, 285 Km da Milano, 366 Km da Roma.
Per Forlì, casello autostradale A14 Forlì. La città dista 63 Km da Bologna, 109 Km da Firenze, 282 Km da Milano, 354 Km da Roma.
 
La via Romea nonantolana: tra storia e natura fino a Fanano
Nell’Alto Medioevo la Via Romea Nonantolana collegava Nonantola a Fanano e attraverso una serie di sentieri giungeva a Roma. La conseguente espansione verso oriente, oltre il Reno, dei Longobardi, indusse all’esigenza di riorganizzare la rete viaria allo scopo di raggiungere più agevolmente l’Italia centrale. L’opera venne iniziata da re Astolfo che cedette il territorio di Fanano al cognato Anselmo, il quale, vestito l’abito monacale, fondò nel 749 il Monastero e l’Ospizio benedettini di Fanano, importanti riferimenti per i pellegrini lungo il crinale appenninico. Tre anni dopo, nel 752 Anselmo fondò un Monastero a Nonantola, destinato a divenire il nodo del nuovo sistema viario.
Nella Val di Lamola (attuale Ospitale) venne in seguito costruito un importante Ospizio, mentre altri “posti tappa” furono creati lungo il percorso, come Ospitaletto a Marano, il cui nome è testimonianza del ruolo avuto da questa località lungo il percorso.
Con la decadenza di Nonantola e l’avanzare delle potenze rivali di Modena e Bologna, si smembrò l’unità territoriale. Nonostante la frammentazione del percorso, un antico tracciato nei pressi di Fanano veniva ancora utilizzato in età feudale divenendo la “Mutina Pistoria”.
La Via Romea Nonantolana nelle sue varie tappe è segnalato per tutti i 115 Km e adatto sia al trekking sia alla mountain bike. Il percorso è stato inoltre arricchito con il posizionamento di 10 sculture, sul tema del pellegrinaggio, realizzate nel corso del XV Simposio Internazionale della Scultura su Pietra di Fanano.
Il percorso escursionistico ha inizio a Nonantola, lungo tratti di strada dalle ampie panoramiche sulla sottostante Valle del Panaro, su Marano e sulla Torre della Chiesa di Festà. La piccola borgata di Denzano è tutta raccolta attorno all’antica Pieve del XII secolo. Usciti dal centro,  si trovano le omonime Salse, dove si osserva un fenomeno simile a quello delle Salse di Nirano: emissioni di fanghi ed acque melmose fredde sospinte verso l’alto da idrocarburi.
Si prosegue quindi per il centro di Ospitaletto per visitare la sua Parrocchiale, qui il verde si fa particolarmente suggestivo e si può avvistare anche il monte Cimone, mentre scendendo fra ginestre e roverelle, si può godere la veduta dei Sassi di Roccamalatina.
Raggiunta la Provinciale si arriva a un’importante tappa: la Pieve di Coscogno intitolata a Sant’Apollinare. Si procede fra i coltivi con una magnifica vista sulla valle del fosso di Benedello. Nel vicino borgo di Niviano è possibile vedere la Torre, che doveva risalire all’XI secolo, e un bell’Oratorio seicentesco; a Lavacchio  i famosi  murales.
Situata nei pressi del monte Cimone, Sestola merita una sosta il suo caratteristico borgo medievale. La Torre dell’Orologio ospita il Museo della Civiltà Montanara e il Museo degli Strumenti Musicali Meccanici.  Nelle vicinanze l’Oratorio romanico di S. Biagio è circondato dal silenzio e dalla solitudine dei boschi che le fanno da cornice, e il passo del Lupo, sede del Giardino Botanico “Esperia”, un “museo” ecologico sulla flora locale ed alpina.
A pochi Km si incontra Fanano, nodo nevralgico della Via Romea Nonantolana, nonché centro dotato di un ricco patrimonio artistico, come il Parco Urbano di Sculture in Pietra, un museo all’aperto che accoglie 213 sculture realizzate nel corso dei diversi simposi di scultura.
Si procede quindi verso Ospitale. Per gli amanti delle escursioni naturalistiche, ci troviamo nell’area del Parco del Frignano, il lago Scaffaiolo e il lago Pratignano fino a giungere  uno dei tratti meglio conservati e più affascinanti della Romea, fra boschi e praterie.

Come arrivare
Casello autostradale A1 Modena, quindi si prende la SS 255 per Nonantola. Modena dista 39 Km da Bologna, 130 Km da Firenze, 170 Km da Milano, 404 Km da Roma.


La Transromanica

Strettamente intrecciata alle strade storiche che attraversano i territori La Transromanica è un itinerario  virtuale e non, che comprende il patrimonio artistico e architettonico romanico in provincia di Modena e in altre undici regioni d’Europa. Un’associazione internazionale raccoglie, 250 siti di grande eccellenza tra cattedrali, castelli, pievi e tesori risalenti al Medioevo, un periodo storico importante contrassegnato da un fermento artistico che ha lasciato un’impronta indelebile in tutta Europa.
In territorio modenese il Duomo di Modena con la torre Ghirlandina (patrimonio dell’Unesco) è la massima espressione dell’arte romanica in Emilia Romagna. A pochi chilometri ci sono anche l’imponente Abbazia benedettina di S. Silvestro, la pieve di S. Michele a Nonantola e la rocca di Vignola. Proseguendo verso i pendii appenninici si incontrano dei veri gioielli nascosti: la chiesa di Rocca S. Maria con i suoi bassorilievi definiti tra i più belli esistenti, la chiesa di Montebonello coi suoi raffinati affreschi, la pieve di Renno, semplice e misteriosa, il castello dei Montecuccoli, il castello di Montefiorino, la pieve di Rubbiano, recentemente restaurata, e l’antico paese di Fiumalbo, circondato da un ambiente montano incontaminato.
Ci si imbatte facilmente in molti altri siti, curiosità e reperti risalenti al primo Millennio, sia passeggiando per sentieri di montagna, lungo le antiche vie dei pellegrini e dei commerci, sia nei centri cittadini, dove anche i musei conservano le antiche testimonianze dell’arte romanica. Sorprendentemente, dettagli e particolari dell’arte e dell’architettura romanica si ritrovano simili in regioni molto lontane tra loro, quindi, per chi viaggia in Europa, è facile incontrare i luoghi di Transromanica in Borgogna, in Castilla y Leon, in Turingia, in Sassonia-Anhalt, in Carinzia, in Slovenia e in Serbia, oltre che nelle province di Parma, Ferrara e in Piemonte. Tranrosomanica è stato riconosciuto Grande Itinerario Culturale dal Consiglio d’Europa.

La Strada di Matilde di Canossa
Attraverso le terre di Matilde di Canossa: un invitante percorso culturale e naturalistico per apprezzare i luoghi che furono teatro di importanti eventi storici.
Il Sentiero di Matilde: la Parma-Lucam
Lo Stato della contessa si estendeva per buona parte della penisola centro-settentrionale. La fortunata strategia di questo territorio era tutta racchiusa nel quadrilatero fortificato dei Castelli di Canossa, Rossena, S. Polo d’Enza e Bianello-Quattro Castella.
Il territorio si può visitare sia in automobile, sia lungo il percorso del “Sentiero Matilde” che ricalca il tracciato di un’antica strada transappenninica, la “Parma-Lucam”, alternativa orientale della Via Francigena, ed è oggi attrezzato per il trekking. L’itinerario nelle terre della contessa prende avvio da Montecchio Emilia, sede di un importante castello e area di produzione di alcuni tra i più rinomati marchi di Lambrusco Reggiano.
In direzione sud, superata Bibbiano, “culla del grana”, si incontra Quattro Castella, importante borgo storico, dove è d’obbligo vedere la statua bronzea di Matilde e il famoso Castello di Bianello che ebbe un ruolo guida nelle strategie politiche della contessa. Qui l’ultima domenica di maggio si può assistere alla rievocazione in costume del Corteo storico matildico.
I dintorni di Quattro Castella non sono di minor bellezza ed interesse, con il Parco di Roncolo e l’Oasi Naturalistica di Bianello, habitat naturale per oltre 130 specie di uccelli e numerosi mammiferi.
Luogo-simbolo delle terre di Matilde è Ciano d’Enza, che fino al 1990 era anche il nome del comune, ma, in seguito ad un referendum popolare, ha mutato la propria denominazione in Canossa. L’antico borgo, situato sulla sponda destra del fiume Enza, da cui derivò il nome “Cilianum”, è noto per i forni del suo centro storico.
Da Ciano si raggiunge il Castello di Rossena, risalente circa all’anno 1000, e di fronte alla Torre di Rossenella del XII-XIII sec. A poca distanza si erge la famosa rupe di Canossa dove risaltano i resti del Castello di Matilde.  Un importante centro di spiritualità buddhista si trova a Votigno, un borgo restaurato di grande suggestione.
Lungo la direttrice che da Canossa conduce a Casina si incontra il Castello di Sarzano, una delle strategiche sedi del governo di Matilde. In agosto vi si tiene la Sagra del Parmigiano Reggiano, che vanta proprio qui una eccellente produzione.
Castelnovo, antica “Castrum Novum”, è adagiata ai piedi di tre colline ricoperte di conifere, il cui nome, Monte Castello, deriva dai resti di una torre. Suggeriamo di avvicinarsi all’imponente “castello” naturale della Pietra di Bismantova. Le varie leggende elaborate attorno alla storia di questo scoglio, riconducono alla venerazione per la Madonna della Pietra, alla quale è dedicata una chiesina scavata nella roccia alla base di una parete. L’Eremo di Bismantova, abitato dai Benedettini, risale al XV secolo, ed è tutt’oggi meta di pellegrinaggio.
Anche Dante nel IV Canto del Purgatorio (vv. 25- 27) cita il luogo – “Vassi in Sanleo e discendesi in Noli,/ montasi su in Bismantova e ‘n Cacume/con esso i piè; ma qui convien ch’om voli;”.
Sempre nella direzione sud, si arriva a Cavola, capitale del tartufo di queste terre, che ogni anno in autunno rende onore al gustoso tubero con alcuni eventi gastronomici.
Oltrepassato il rio Pietra Grossa, si incontra un altro importante riferimento sulla strada matildica: Toano. L’antichissimo centro si erge su un’assolata posizione in cima al monte che reca ad una Pieve matildica. Lasciata la Pieve si prende la Provinciale Toano-Quara fino a Gova, località famosa per i “Maggi”, tipiche rappresentazioni folkloristiche dell’Appennino ispirate alle leggende del ciclo carolingio e risalenti all’età medievale, che si svolgono ogni anno in estate. Si esce cosi, dal territorio reggiano e si entra nella provincia modenese.
 
Come arrivare
Per raggiungere Montecchio Emilia, usciti al casello autostradale A1 Reggio Emilia, si può prendere la SP28 in direzione Cavriago-Montecchio oppure la SP23 in direzione Rivalta-Montecavolo-Quattro Castella.
Reggio Emilia dista 65 Km da Bologna, 149 Km da Milano, 427 Km da Roma.
Per gli amanti del trekking, Ciano d’Enza è raggiungibile anche in treno prendendo una linea secondaria in partenza dalla stazione di Reggio Emilia.

Il Sentiero Matilde nella provincia di Modena
Il Sentiero Matilde prosegue anche nel Modenese, fino al passo delle Radici, dove si collega ad una preesistente rete di sentieri che conduce l’escursionista fino a Lucca. Il tratto modenese è molto facile, con dislivelli molto contenuti.
Il sentiero è interamente delineato da frecce direzionali metalliche bianco-rosse ed è percorribile anche in mountain bike nel tratto Ponte di Cadignano-Fontanaluccia, da Fontanaluccia al passo delle Radici è consigliabile solo a ciclisti esperti.
Il Sentiero Matilde nel modenese inizia geograficamente dal Ponte di Cadignano. Seguendo la destra orografica del torrente Dolo, si attraversa un paesaggio caratterizzato dalla tipica vegetazione ripariale, quindi si prosegue fra boschi di frassini, faggi e querce, fino a raggiungere l’abitato di Cerreto.
Superata questa borgata medievale, nelle vicinanze si trova Romanoro, antica “Armanorium”, il cui toponimo, molto probabilmente di derivazione longobarda, individuerebbe un antico villaggio di arimanni, ovvero soldati longobardi.
Oltrepassato il gruppo di case medievali e il vicino paese di Panigale, si percorre la carreggiata che con una breve salita raggiunge la Strada del Tracciolino. Questa, attraversando il Rio Grande e il Rio Muschioso, dopo circa 25 minuti di cammino, conduce al bivio che a sinistra raccorda il Sentiero Matilde con la trasversale Rovolo- Frassinoro, bretella di collegamento con la Via Bibulca.
La deviazione, a partire dalla Strada del Tracciolino, conduce all’abitato di Rovolo, borgo di notevole interesse architettonico. Si raggiunge Frassinoro dove si può visitare l’Abbazia, celebre monastero benedettino fondato nel 1071 dalla madre di Matilde di Canossa. L’attuale Chiesa di S. Maria e S. Claudio fu eretta nel XV secolo, dopo che una frana distrusse l’Abbazia.
Tornando lungo la strada del Tracciolino, si raggiunge il lago di Gazzano. Seguendo la stradina asfaltata che parte da Gazzano, si arriva al borgo Le Pere Storte; la carreggiata prosegue attraversando i boschi fino al Rio di Mezzo. Superato il fosso la mulattiera conduce a Case Farioli, borgata poco distante da Fontanaluccia.
Attraversata la Provinciale 35 si raggiunge la Chiesa di Fontanaluccia dedicata a Santa Lucia ed edificata all’inizio del XIX secolo.
Il tratto successivo si caratterizza per l’attraversamento di fitti boschi misti a castagneto, fino ai contrafforti del monte Roncadello e al Rio Grande del Fossore.
Si comincia quindi la salita del monte Roncadello, caratterizzato dalle tipiche faggete, e si giunge al centro abitato di Roncadello, dove il percorso entra nel Parco del Frignano.
Oltrepassata la Strada Provinciale, si scende sulla mulattiera che porta al Colle del Morto, dove si incrocia la Via Bibulca e la strada che collega Piandelagotti a San Geminiano.
Raggiunto il passo delle Radici, si attraversa la Statale e si prende la strada asfaltata che conduce a San Pellegrino in Alpe nel territorio toscano in provincia di Lucca.
 
Come arrivare
Casello autostradale A1 Modena. La città dista 39 Km da Bologna, 130 Km da Firenze, 170 Km da Milano, 404 Km da Roma.


La Via Bibulca 
Seguendo i percorsi dei pellegrini che si spostavano dalla valle del Secchia a San Pellegrino in Alpe. La Via Bibulca, così chiamata perchè consentiva il passaggio di una coppia di buoi, cominciò ad essere praticata sia dalla tribù dei Frignati, i quali spesso si spingevano per le loro razzie fino a Lucca e a Pisa, sia dai Romani, efficienti organizzatori del territorio.
Il percorso escursionistico della Via Bibulca ricalca l’originaria traccia storica che dall’ampia Valle del Secchia conduceva i viandanti a S. Pellegrino in Alpe lungo mulattiere e carreggiate che formano un unico grande sentiero in alcuni tratti ben marcato dai residui delle vecchie pavimentazioni e, in brevi tratti, asfaltato.
Esso si snoda tra argille e arenacee tipiche dell’Appennino centrale emiliano. Morfologicamente interessante e diverso nelle sue differenti fasce geologiche e vegetazionali, l’ambiente circostante l’antica arteria cambia ripetutamente durante la risalita al crinale appenninico.
L’itinerario inizia da ponte Dolo, poco a monte della confluenza dei torrenti Dragone e Dolo per arrivare a Montestefano, caratterizzato da aree coltivate e leggeri declivi. Superata la borgata il sentiero sale ripidamente e raggiunge l’Oratorio di Madonna delle Grazie  fino a raggiungere Montefiorino, arroccato sulla naturale finestra di crinale che offre una serie di affascinanti panorami.
Con una breve deviazione si può raggiungere Rubbiano per visitare la Pieve di Santa Maria Assunta. Le origini di questa pieve sono antichissime. Fu infatti uno dei primi edifici sacri del territorio modenese lungo la Via Bibulca. Incorniciata in un paesaggio di rara bellezza, la chiesa rappresenta una delle massime espressioni del romanico nella provincia di Modena.
Superata Montefiorino, la Bibulca inizia il suo tratto più panoramico, costeggiando le principali sommità dello spartiacque Dolo-Dragone.
Altri suggestivi scenari sulle catene più alte, sono visibili verso est dove si ergono le dorsali di Alpesigola, Sassotignoso e, sullo sfondo, il monte Cimone in tutta la sua imponenza. In questo tratto l’ambiente cambia aspetto: dalla vegetazione di fascia collinare si passa alle tipiche conformazioni silvo-forestali dell’Ostyro-querceto e castagneto.
Il percorso si sviluppa gradualmente sulla Valle del Dragone per raggiungere Frassinoro. Dopo una sosta in questo grazioso ed importante paese dell’Appennino modenese per visitare la Chiesa di S. Maria e S. Claudio sorta sulle rovine dell’abbazia benedettina, si prosegue verso le vette più elevate in direzione di Madonna di Pietravolta. L’ambiente circostante si arricchisce di nuovi aspetti: faggeti e conformazioni di arenarie stratificate.
Il percorso raggiunge Colle del Morto, dove incrocia il Sentiero Matilde. Il sentiero arriva a costeggiare il crinale di spartiacque tosco-emiliano per entrare così nel Parco del Frignano. Quando si arriva al Santuario di San Pellegrino in Alpe, la via si ricongiunge con il Sentiero Matilde, il Sentiero Italia, il Sentiero Spallanzani, la Via Vandelli e la Grande Escursione Appenninica (GEA).

Come arrivare
Usciti al casello autostradale A1 Modena Nord, si prende la strada per Sassuolo.
A Sassuolo si imbocca la SS486 in direzione passo delle Radici, quindi si raggiunge ponte Dolo.


La Via Vandelli
Lungo sentieri e mulattiere tra le vallate dell’Appennino modenese. L’antica Via Vandelli prevede una serie di tappe lungo sentieri e mulattiere nelle vallate dell’Appennino modenese, offrendo un percorso ricco di testimonianze storiche medievali, incorniciate entro scorci panoramici di grande suggestione, fitti boschi di faggi e abeti bianchi, ed un aspetto architettonico costituito in prevalenza da complessi rurali e rustici.
Con una settimana circa di cammino, partendo da Modena si raggiungono le montagne del Frignano fino ad entrare nelle Valli della Garfagnana in territorio toscano. Tale percorso  si rivela adatto sia per un tipo di turismo culturale, sia  naturalistico, presentando un livello di difficoltà medio e caratterizzandosi per un fondo stradale costituito in parte da materiale arenaceo.
Località di partenza è Modena, dove si può effettuare una prima sosta per visitare le antichità che testimoniano il prestigioso passato storico-artistico della città. Si prosegue quindi per Sassuolo, graziosa cittadina nota per la sua produzione di ceramiche.
A Serramazzoni, seconda tappa di questo itinerario storico, tocca le terme della Salvarola, i calanchi della Val Secchia, i sassi vulcanici di Varana e i boschi del Faeto, caratterizzati in prevalenza da faggi, castagni e cerri maestosi, uno dei quali, antico oltre quattrocento anni e denominato la “quercia dei Zanoli”. Nei dintorni vi è la Pieve preromanica di Rocca S. Maria, legata a Matilde di Canossa  e il “Sasso delle Streghe”, una colonna di oltre 20 m formata da conchiglie fossili appartenenti al miocene.
Da Pavullo la Via Vandelli, superate le maschere scolpite nelle pietre di Monzone, porta ai boschi del Ponte del Diavolo, con il favoloso monolite naturale di arenaria modellato dagli agenti naturali nel corso dei secoli. Il monolite, lungo 33 m, ha assunto nel tempo una forma di un ponte.
Il territorio di Lama offre diversi motivi di interesse naturalistico per la ricca varietà di boschi di castagni, faggi, querce e abeti che lo circondano.
Durante il percorso infine non è difficile incontrare daini, cervi, scoiattoli, caprioli e varie specie di uccelli.
Una delle ultime tappe obbligate sulla Via Vandelli prima di uscire dal territorio emiliano, superato il Capanno Guerri, tipica costruzione celtica, è La Fabbrica, edificata nei pressi di Sant’Andrea Pelago, e, secondo i progetti del Vandelli, sede di un punto di ristoro e di alloggio per i viandanti.
Tra i ruderi di imponenti capanne celtiche, ricoperte talvolta dai frassini e dai ciliegi selvatici, si scende in direzione delle valli della Garfagnana.
Nel territorio toscano le tappe della Via Vandelli portano ai paesi di Castiglione e Castelnuovo Garfagnana, quindi si superano il lago di Vagli e i piani di Campocatino, si sale sulle Alpi Apuane e sopra all’impervia Valle dell’Arnetola, fino a raggiungere la cosiddetta “finestra Vandelli” al valico della Tambura. Oltrepassate le torri dei Campaniletti, si procede in discesa fino alle porte di Massa, conclusione dell’antico percorso Vandelli.

 Come arrivare
Casello autostradale A1 Modena. La città dista 39 Km da Bologna, 130 Km da Firenze, 170 Km da Milano, 404 Km da Roma.
Il Frignano è raggiungibile facilmente sia dal versante emiliano che da quello toscano. Una volta raggiunta Modena si prende la SS12 “Nuova Estense” e, in poco tempo, si arriva a Pavullo nel Frignano. Per il percorso trekking: alla stazione delle autocorriere (ATCM) di Modena si fa il biglietto per Serramazzoni e si prende la corriera per Pavullo-Abetone, dopo circa un’ora si scende a Serramazzoni.

Vie storiche del bolognese
Una serie di interessanti percorsi nel bellissimo territorio bolognese.


La Via Cassìola
L’esistenza della Via Cassìola è già attestata in alcuni documenti medievali ed è tutt’oggi utilizzata sia come denominazione di alcune località, sia per identificare alcune stradelle campestri nella zona intorno la Via Emilia e la Via Bazzanese.
Le tappe più importanti prendono avvio da Bazzano, dove si possono visitare il Castello e la Chiesa di Santo Stefano del 871.
Monteveglio è un altro importante centro fortificato famoso per il Castello, che appartenne alla contessa Matilde di Canossa, e per la Pieve di S. Maria Assunta, che offriva ospitalità ai pellegrini.
Altra sosta è Castello di Serravalle, anch’esso centro abitato fortificato dai Bolognesi nel 1227 e conteso a lungo dai Modenesi, di cui sono attualmente visibili i resti. Altro riferimento di rilievo è  Santa Lucia di Roffeno, , importante Monastero benedettino, possedimento della ricca e potente Abbazia di San Silvestro a Nonantola.
Superato Castel d’Aiano, menzionato nel 969 con il nome di “Fontana Longobardorum”, la strada ci conduce a Bombiana, che nel ‘300 era la sede di un ospedale per viandanti, e da qui a Gaggio Montano, località esistente già in età longobarda con il nome di “Gaium Regine”, ossia il bosco riservato alla regina. Procedendo sul confine, si raggiunge Rocca Corneta, che dai monti della Riva domina la sottostante Val Dardagna presso i più alti valichi appenninici.


 La Via maestra di Saragozza o Francesca della Sambuca
Questo itinerario ripropone il più importante percorso dell’Appennino bolognese occidentale che, sin dall’epoca etrusca e poi romana, seguiva il corso del fiume Reno, lasciando Bologna da Porta Saragozza. In età moderna la strada venne chiamata “maestra di Saragozza”, mentre i Pistoiesi, già in età medievale, la chiamavano Francesca, per indicare la via per la Francia.
Partendo da Casalecchio si procede verso sud facendo tappa a Pontecchio, con la Pieve e l’Abbazia di S. Stefano e l’Ospedale, e a Sasso Marconi, dove una cappellina intitolata a Sant’Andrea venne ricavata dalla roccia nel 1283 per offrire riparo ai pellegrini. Importante sito archeologico per la necropoli ed i resti della città etrusca, Marzabotto è una significativa testimonianza dell’antica praticabilità di questo percorso, che univa Bologna a Pistoia.
Superata la Pieve di Sant’Apollinare di Calvenzano e il monte che nel Medioevo veniva chiamato Sasso Pertuso, si raggiunge Vergato, una tappa di un certo rilievo per gli antichi viaggiatori.
La strada in età medievale non toccava Porretta, a causa del difficile passaggio, bensì risaliva fino alla Pieve di S. Giovanni Battista di Sùccida, attuale Borgo Capanne, quindi varcava il Reno, per giungere all’Ospedale per pellegrini di Prato del Vescovo.
Per l’antico viaggiatore che intendeva percorrere la Val di Limentra orientale da Riola in su, vi erano due alternative sui rispettivi versanti della valle: oltrepassati i due ponti di Savignano,  si poteva procedere lungo l’itinerario orientale, oppure scegliere il tracciato occidentale della valle.
 

La Via dello Stale o Via degli Dei

La denominazione turistica di questo percorso rievoca la presenza di rilievi montuosi caratterizzati dal nome di divinità pagane, come monte Adone e monte Venere. La definizione di Via dello Stale, invece, si riferisce al passo omonimo nei pressi della Futa, che veniva utilizzato dai pellegrini e viaggiatori lungo questo tratto di strada.
Brento, prima tappa di questo percorso storico, era la sede strategica di un castello edificato dai Bizantini per frenare l’avanzata longobarda verso la fine del VI secolo e mantenne anche in epoca successiva questa funzione difensiva.
SI prosegue lungo il crinale raggiungendo l’importante centro feudale di Monzuno, i cui signori intrattennero rapporti con i conti Alberti, i conti di Panico ed, in seguito, con il comune di Bologna.
Nelle vicinanze di Monzuno, in località Ospitale, a partire dal XIII secolo, sorse un Ospedale vallombrosano per pellegrini, ancor oggi visibile nel rinnovato aspetto dovuto ai rifacimenti quattrocenteschi e settecenteschi.
Il percorso escursionistico effettua la prima sosta presso Madonna dei Fornelli e riprende con la visita ad una delle maggiori attrazioni di questa via: i reperti viari di Monte Bastione, costituiti da lastre di arenaria locale.
Al passo della Futa si conclude la seconda tappa della Via dello Stale ed il suo percorso nel tratto bolognese. Le soste successive varcano il confine con la Toscana per raggiungere Fiesole e Firenze.

 La Via di Toscana
La cosiddetta Via di Toscana deve il proprio nome alla funzione di strada ufficiale per Firenze che le venne attribuita a partire dal ‘200. Talvolta era anche definita Via Romea, ad indicare il possibile collegamento con Roma.
La strada prende avvio da Bologna dal trivio di Porta Ravegnana e tocca l’antichissima Abbazia di S. Stefano, dotata, sin dall’XI secolo, di un Ospedale per ospitare i viaggiatori.
La Chiesa di San Ruffillo, tappa successiva, venne dotata, sin dal 1143, di un Ospedale per l’accoglienza dei pellegrini, mentre di origini ancora più antiche è il Monastero di S. Bartolomeo di Musiano, fondato infatti nel 981 dalla famiglia dei conti di Bologna. La chiesa è ancor oggi visitabile, sebbene restaurata in varie occasioni; del suo chiostro rimane solo il pozzo.
Ricca di emergenze artistico-religiose, la Via di Toscana prosegue incontrando in località Carteria di Sesto la Chiesetta di Santa Maria di Meleto di Sesto, già esistente nel 1116, che nella seconda metà del XIV secolo, funse da ricovero per i pellegrini. La chiesa, seppur restaurata, conserva ancora il suo originario aspetto romanico.
La tappa successiva ci conduce a Pianoro, dotato anch’esso, almeno dal 1094, di un Ospedale che accoglieva i viaggiatori di passaggio lungo il tratto montano.
Un altro importante riferimento per i pellegrini era la Pieve di San Pietro di Barbarolo, di cui abbiamo notizia già nel 1034.
La località di Loiano, il cui nome “fundus Lollianus” rievoca il fondo rustico di un proprietario romano, si trovava in epoca medievale territorialmente stretta fra i barbari di Barbarolo ed i Goti di “Mons Gothorum”, attuale Monghidoro.
Qui sorgeva nel Medioevo la Pieve di S. Maria menzionata per la prima volta in un documento del 1232. Monghidoro è l’ultimo centro dove sostare prima di raggiungere il passo della Raticosa e da lì superare il confine con la Toscana.

 

La Via Montanara

La Via Montanara, che da Imola risale la Valle del Santerno, raggiunge Firenzuola, Scarperia e Firenze, era soprattutto un collegamento adibito ai traffici commerciali.
Da Imola l’antica via seguiva un duplice percorso fino a Tossignano, superando il fiume in corrispondenza di una frattura nella vena del gesso romagnola.
Nelle vicinanze, in località Serraglio, è stata ritrovata una lastra funeraria figurata dei Cesii, attualmente conservata nel Museo Civico Archeologico di Bologna.
Qui il viaggiatore medievale poteva venerare l’immagine della Madonna che proveniva dalla Pieve a Lei intitolata, attualmente scomparsa, opera tardo-trecentesca realizzata dalla scuola di Vitale da Bologna, e sostare nell’Ospizio di S. Maria.
Seguendo la sponda destra del Santerno si incontra Castel del Rio, località famosa per il Palazzo comitale e per il caratteristico ponte a schiena d’asino, costruiti entrambi dalla famiglia Alidosi tra la metà del ‘400 e la metà del ‘500.
Giunti nella conca di Firenzuola, che rientrava in quella regione storico-politica identificata come la Romagna toscana, si può visitare il paese e vedere il Palazzo Pretorio del 1371, ma riedificato dopo la distruzione bellica.
Per concludere il percorso arrivando a Firenze, si consiglia la suggestiva e poco frequentata strada del Giogo di Scarperia.
 
Come arrivare
Casello autostradale A1 Casalecchio di Reno (per chi proviene da sud), A1 Borgo Panigale (per chi proviene da nord) oppure A13 Bologna- Arcoveggio, A14 Bologna-San Lazzaro.

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