L’esordio avvenne nel Natale del 1932 con l’editore fiorentino Giuseppe Nerbini. Oggi, con il giornalino arrivato a sfiorare il numero tremila, il mito è consolidato. Ma la creatività degli sceneggiatori e dei disegnatori italiani ha arricchito una diffusione Nei decenni si è creata una scuola italiana del fumetto Disney. E infatti nell’esposizione si trovano le invenzioni e le parodie sui classici della nostra letteratura o della nostra inventiva. E’ il caso, ad esempio, dell’Inferno di Topolino, ideato nel 1949. Oppure della doppia personalità di Paperino-Paperinik concepita nel 1969. Oppure dell’omaggio alla grande cinematografia del “Casablanca” a fumetti.
La mostra, organizzata da The Walt Disney Company Italia con la collaborazione con la Fondazione Franco Fossati, si rivolge a tutti, ai bambini di ieri e a quelli di oggi. Ovviamente l’occasione di questo importante anniversario permette di ripercorrere tutta la storia dei Topi e dei Paperi più famosi dei fumetti. Attraverso nove sezioni (una per decennio) si segue come Topolino si è trasformato ed evoluto in questi anni, dal lontano 1930 fino ad oggi. In pratica viene illustrato il passaggio dalle primissime tavole, quelle in bianco e nero formato giornale, fino alle ultime moderne e super-tecnologiche, ovvero le tavole digitali che si possono sfogliare con un semplicissimo tap.
Le nove sezioni della mostra suddividono per decenni l’evoluzione del personaggio dagli anni Trenta fino all’attualità. Dalla Fondazione Franco Fossati provengono le copie più preziose diventate oggetto da collezione. Ormai introvabile il primo numero. Rarissimo anche quello del 1935 che segna il passaggio dal primo editore alla Mondadori. Fuori misura il volume alto mezzo metro pubblicato nel 1933.
Negli albi degli anni Quaranta compaiono lettere di una giovanissima Gina Lollobrigida e di Romano Scarpa, il compianto disegnatore veneziano divenuto celebre in séguito. Nel 1941 per volere della censura fascista si passò dalle nuvolette alle didascalie nell’impostazione della pagina.
Un capitolo a parte è dedicato ai regali allegati al giornalino. Dal Topowalkie, che fece registrare una tiratura record di un milione e centomila copie, ai binocoli, alla macchina fotografica fino all’orologio ecologico. Linee editoriali diverse, infatti, si sono succedute.
Dal 1949 al 1980 con la direzione di Mario Gentilini si affermano rubriche di divulgazione enclopedica: “Salvator Gotta risponde a…”, “Se lo sai rispondi”, “La segretaria per tutti”. Conquistano migliaia di iscritti i Trofei per i giovani sportivi in quaranta specialità diverse e il Club di Topolino. Con Gaudenzio Capelli trovano più spazio l’attualità, l’ecologia e l’impegno civile.
Prestigiosi e numerosi i collaboratori della testata, tra i quali si possono ricordare nomi illustri come Enzo Biagi, Michele Serra, Indro Montanelli, Giulio Giorello, Giuseppe Turani o Vittorio Feltri. Oppure personalità di primo piano dello spettacolo come Mike Bongiorno, Fiorello, Claudio Bisio, Fabio Fazio, Aldo Giovanni e Giacomo. Oltre a scritti e disegni, i visitatori possono divertirsi con le applicazioni sulle nuove tecnologie, i giochi e l’iniziativa “Salviamo le parole” curata da un Alessandro Bergonzoni in versione “paperizzata”.
Non mancano pezzi assolutamente introvabili, quali il primo numero del 1932, edito nel grande formato giornale, il primo numero edito da Mondadori (1935) e il primo numero pubblicato con il classico formato albetto in uso ancora oggi, senza dimenticare i numeri in cui la testata si trasformò in “Topo Lino” per scavalcare problemi di diritti d’autore (1932-‐1933) e perfino i menabò originali creati in redazione negli anni Quaranta.
La mostra può essere visitata tutti i giorni, escluso il lunedì, con un biglietto intero di 5 euro e ridotto di 3 al museo Wow Spazio Fumetto di Milano