Campi di concentramento e di sterminio
Nella storiografia tedesca si è imposta una suddivisione che considera da una parte i campi di concentramento (Konzentrationslager) adibiti a campi di lavoro (Arbeitslager), campi per donne (Frauenlager), campi per giovani (Jugendkonzentrationslager) e campi di transito (Durchgangslager), e dall’altra i campi di sterminio (Vernichtungslager, “campi di distruzione”), il cui scopo principale – se non unico – era quello di sterminare gli internati.
I campi di concentramento per gli “indesiderabili” erano disseminati in tutta l’Europa, con nuovi campi creati vicino ai centri con un’alta densità di popolazione “indesiderata”: ebrei, intellighenzia polacca, comunisti e gruppi Rom. La maggior parte dei campi di concentramento era situata nei confini del Reich. Anche molti prigionieri dei campi di concentramento – benché questi ultimi non fossero stati costruiti col compito precipuo dello sterminio – morirono a causa delle terribili condizioni di vita o a causa di esperimenti condotti su di loro da parte dei medici dei campi. Alcuni campi, come quello di Auschwitz-Birkenau, combinavano il lavoro schiavistico con lo sterminio sistematico.
La macchina della distruzione raggiunse il suo punto culminante in sei campi di sterminio situati in Polonia su cui convergevano migliaia di trasporti ferroviari provenienti da tutta Europa; furono trasportati e uccisi in questi campi circa 3 milioni di ebrei. Oltre al campo di Auschwitz-Birkenau, attualmente sono considerati campi di sterminio o campi di concentramento e sterminio i campi di Bełżec, Sobibór, Treblinka, Chełmno, Majdanek. Questi centri senza precedenti nella storia dell’umanità erano costituiti da due elementi distinti: il campo propriamente detto e le installazioni per lo sterminio all’interno del campo; i “campi di distruzione” funzionavano con efficienza nel loro compito di uccidere individui; i risultati vennero raggiunti mediante un’accurata pianificazione, con il concorso di numerosi specialisti e con metodi simili a quelli di un moderna fabbrica.
I luoghi dell’olocausto
Parliamo di Oswiecim, cittadina a 70 km da Cracovia, meglio nota col funereo nome tedesco di Auschwitz. Qui era situato il Konzentrazionslager Auschwitz-Birkenau, il più esteso campo di sterminio nazista.
In Polonia furono aperti molti lager ma furono distrutti quasi tutti dagli stessi nazisti per nascondere le mostruosità compiute. L’occultamento fu spesso vano a causa della massa di testimonianze raccolte successivamente. Queste vanno dai racconti dei sopravvissuti ai diari quotidiani, spesso degli stessi aguzzini, in cui si descriveva cinicamente la vita del campo.
L’area su cui si estendeva era vastissima, divisa in tre parti: Oswiecim (Auschwitz I), Brzezinka (Auschwitz II-Birkenau) e Monowice-Dwory (Auschwitz III), più 39 sottocampi posti in diverse località. Questi luoghi creati dall’abominio della mente umana, una delle dimostrazioni più terribili della sua disumanità. Oggi è un museo che dovrebbe essere un monito al mondo.
Auschwitz I
L’arco d’ingresso del lager reca ancora la beffarda scritta “Arbeit macht frei”: il lavoro rende liberi. Questo, infatti, era un campo di lavoro in cui migliaia di deportati sopportavano ritmi massacranti, sottoposti ad una disciplina feroce e in condizioni climatiche, igieniche, sanitarie ed alimentari spaventose.
Creato da Himmler nel 1940 e comandato da Rudolf Höss, raccolse milioni di deportati provenienti da 28 nazioni. Sopravvissero in poche migliaia. Fu uno dei punti nevralgici del folle progetto chiamato Soluzione Finale. Questo prevedeva lo sterminio della minoranza ebraica dalle zone occupate dai nazisti, ma per le fatali baracche passarono anche dissidenti politici, criminali comuni, zingari, omosessuali, invalidi e molti altri.
Inizialmente il problema dell’uccisione di più persone al costo minore fu risolto affollando inverosimilmente piccole baracche poi saturate con i gas di scarico di mezzi pesanti. Via via che l’afflusso di prigionieri da ogni angolo d’Europa diventava sempre più massiccio, si dovettero inventare nuovi metodi più rapidi ed efficaci.
Ecco quindi i primi esperimenti con il gas Cyclon-B, condotti proprio ad Auschwitz e poi esportati negli altri campi di sterminio. Le prime vittime, nel 1941, furono 600 prigionieri di guerra russi e 250 malati. È questo il racconto che si legge all’interno dei padiglioni, riadattati come esposizione degli orrori che vi si svolsero per anni.
Superato l’arco si cammina come storditi tra basse costruzioni in muratura al cui interno sono esposti angoscianti cimeli: un’urna piena di cenere umana, montagne di capelli, spazzole, protesi, occhiali, scarpe e tutti i beni di cui erano spogliati i prigionieri, tranne quelli preziosi, riciclati immediatamente.
All’interno di altri padiglioni si trovano percorsi specifici dedicati a tutti i Paesi europei e non, Italia compresa, da cui furono deportati dei prigionieri in questi campi.
Qui funzionavano anche dei laboratori per esperimenti chimici o di sterilizzazione di donne e uomini, ed è possibile osservare alcune attrezzature dell’epoca.
Nei pressi dell’ingresso si trovano due forni crematori usati per le “emergenze”, poiché il campo di sterminio vero e proprio, Birkenau, si trova a 3 km di distanza.
Auschwitz II/Birkenau
Qui si trova la stazione ferroviaria, ritratta in Schindler’s List di Steven Spielberg o nel recente La vita è bella di Roberto Benigni, in cui avveniva la prima selezione dei prigionieri. Serviva a separare gli abili al lavoro, spediti ad Auschwitz I, da coloro, generalmente vecchi e bambini, destinati immediatamente ai forni crematori.
Birkenau, infatti, aveva la funzione di campo di sterminio, con decine di forni e baracche in cui i prigionieri aspettavano l’esecuzione anche giorni, in condizioni difficilmente immaginabili. Alla fine del binario principale si trova un commovente monumento alle vittime.
Oltre al campo di Auschwitz-Birkenau, attualmente sono considerati campi di sterminio o campi di concentramento e sterminio i campi di Bełżec, Sobibór, Treblinka, Chełmno, Majdanek. Questi centri senza precedenti nella storia dell’umanità erano costituiti da due elementi distinti: il campo propriamente detto e le installazioni per lo sterminio all’interno del campo; i “campi di distruzione” funzionavano con efficienza nel loro compito di uccidere individui; i risultati vennero raggiunti mediante un’accurata pianificazione, con il concorso di numerosi specialisti e con metodi simili a quelli di un moderna fabbrica.
Le vittime
I calcoli delle vittime durante il genocidio degli ebrei d’Europa sono ancora oggi oggetto di dibattito nelle fonti; Adolf Eichmann, principale organizzatore della deportazione per lo sterminio, avrebbe indicato, secondo due deposizioni di membri delle SS al processo di Norimberga, una cifra oscillante tra i cinque e i sei milioni di ebrei uccisi; durante il processo si stabilì in via ufficiale il numero di 5.700.000 morti, numero che concorda con i dati del Consiglio Mondiale Ebraico. Lo storico Gerard Reitlinger ha calcolato invece una cifra tra i 4.194.200 e i 4.581.200[148]. Raul Hilberg presenta la cifra di 5,1 milioni di vittime, di cui fino a 1 milione ad Auschwitz; Saul Friedländer scrive di 5-6 milioni di vittime ebree, di cui quasi 1,5 milioni avevano meno di quattordici anni.
Le condizioni di abbrutimento e annichilimento della persona nei campi del genocidio sono state illustrate con grande efficacia da numerosi scrittori e diaristi; tra le opere più significative è Se questo è un uomo, capolavoro dello scrittore italiano Primo Levi, deportato ad Auschwitz e miracolosamente sopravvissuto alla prigionia nel campo di sterminio fino alla liberazione a opera dei soldati sovietici.
Storia
La scelta della data ricorda il 27 gennaio 1945 quando le truppe sovietiche dell’Armata Rossa, nel corso dell’offensiva in direzione di Berlino, arrivarono presso la città polacca di Oswiecim (in tedesco Auschwitz) scoprendo il tristemente famoso campo di concentramento e liberandone i pochi superstiti. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazista.
Ad Auschwitz, circa 10-15 giorni prima, i nazisti si erano rovinosamente ritirati portando con loro, in una marcia della morte, tutti i prigionieri sani, molti dei quali morirono durante la marcia stessa.
L’apertura dei cancelli di Auschwitz mostrò al mondo intero non solo molti testimoni della tragedia ma anche gli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati dentro a quel lager nazista.
In realtà i sovietici erano già arrivati precedentemente a liberare dei campi come quello di Chelmno e quello di Belzec ma questi, essendo di sterminio e non di concentramento, erano vere e proprie fabbriche di morte dove deportati venivano immediatamente gasati, salvando solo pochi sonderkommando, che in italiano significa unità speciale.
Il 27 gennaio il ricordo della Shoah, cioè lo sterminio del popolo ebraico, è celebrato dagli stati membri dell’ONU, in seguito alla risoluzione 60/7 del 1º novembre 2005, e celebrata anche in Italia dal 2001 dopo che il parlamento ha votato, nel luglio 2000, la legge per istituire il giorno della memoria.
In Italia gli articoli 1 e 2 della legge n. 211 del 20 luglio 2000 definiscono così le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria:
« La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere. »
Nonostante questi stermini ci furono molte persone, ben 24.356, che aiutarono gli ebrei a sfuggire dalla morte che in seguito furono ufficialmente insignate dell’alta onorificenza dei Giusti tra le nazioni per il loro impegno a favore degli ebrei perseguitati durante l’Olocausto.