L’ultima avventura letteraria di Franco Ungaro prosegue, dopo Lecce sbarocca, lungo il solco della narrazione urbana. Con Vado a Lecce artisti storici e scrittori in giro per la città (Edizioni Kurumuny) Ungaro ha raccolto e selezionato testi di oltre quaranta autori, salentini e non, che dagli anni Quaranta ad oggi hanno raccontato Lecce attraverso parole, canzoni e poesie, articoli e saggi.
Come scrive Massimo Bray nella prefazione ‘la multiforme raccolta di Ungaro non si limita certo a questo: mescola generi e lingue diverse – marble floor e marble stairs sono ciò che colpisce l’immaginazione di Lee Ranaldo in Lecce, leaving, mentre il grande tenore Tito Schipa canta in salentino la sua Lecce gentile e beddha come un vero e proprio paradisu ’nterra – e ci offre allo stesso tempo un affresco della città che narra sé stessa attraverso i suoi artisti, scrittori, giornalisti e poeti, e un mosaico di impressioni fugaci, emozioni, meditazioni scaturite dalla penna dei viaggiatori che l’hanno visitata’.
L’affresco che ne viene fuori è di una città che incanta e sorprende, emoziona e ammalia, come pure di una città che, non di più e non di meno di altre città, nasconde colpe inconfessate, limiti e contraddizioni.
C’è la Lecce affascinante dell’oro e della pietra barocca , C’è chi racconta il passaggio dalla città povera e contadina degli anni Quaranta e Cinquanta a quella gaudente degli anni Ottanta con i prodromi della movida perenne, da quella visceralmente irrequieta e febbricitante di Edoardo De Candia e Tonino Caputo a quella ‘patafisica’, strampalata di Nonciclopedia o alla Lecce innevata di Bjorn Larsson.
C’è Lecce vista con gli occhi e il cuore di unmigrante dal Libano, c’è la Lecce degli innamorati ciechi (Tito Schipa) e quella degli innamorati esigenti . Autori per i quali la geografia si fa poesia, atlante dei sentimenti.
Lecce viene raccontata in auto da Giorgio Caproni, in bicicletta con gli strani incontri di Bruno Brancher, a piedi da Antonio L. Verri, da una moto come fa il rapper Aban oppure da un treno in partenza (Mario Perrotta) o infine davanti alla plancia gialla attaccata sul treno Milano-Lecce che Roland Barthes osserva nella stazione meneghina.
Luoghi, personaggi, caratteri, storie e microstorie narrate da punti di vista, ispirazioni e prospettive diverse con dettagli, curiosità e qualità letterarie diverse.
Vado a Lecce è infine un invito a custodire la memoria e la bellezza della città, un invito ai cittadini, leccesi e non, a scrivere altri e nuovi racconti della città con le proprie immagini e impressioni, con il proprio stile e punto di vista per un progetto artistico e letterario che può e deve diventare condiviso e partecipato attraverso il coinvolgimento di nuovi attori.
Franco Ungaro è stato sino al marzo 2015 direttore dei Cantieri Teatrali Koreja di Lecce. Ha fondato l’Accademia Mediterranea dell’Attore. Oltre a numerosi articoli in quotidiani e riviste nazionali e internazionali ha pubblicato Dimettersi dal Sud (Laterza 2006), Lecce sbarocca (2011).