I titoli dei giornali diventano capolavori. La prima grande mostra dedicata al rapporto di Andy Warhol con l’informazione giornalistica. E’ organizzata dalla National Gallery di Washington, insieme con il Warhol Museum di Pittsburgh, la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma e il Museum für Moderne Kunst di Francoforte.
Domenica 23 novembre 1980, sono da poco passate le 19 e la terra trema. In Irpinia, nel Cilento, nella Basilicata, paesi isolati e devastati, morte e distruzione ovunque. Nei giorni seguenti le notizie che arrivavano da quei territori dell’entroterra appenninico sono ancora frammentarie, ma una cosa è certa: sotto le macerie sono rimaste molte vite e la corsa è contro il tempo. Due giorni dopo il quotidiano di Napoli, Il Mattino, esce con una prima pagina destinata ad entrare nella storia: “Fate presto”, quel titolo è un urlo, un grido al quale non c’è bisogno di aggiungere niente; ogni istante è diventato prezioso, ogni minuto può ancora fare la differenza tra la vita e la morte.
Tempo dopo, Andy Warhol con tutta l’intelligenza della sua arte prese quella prima pagina e ne fece un’opera, sarebbe entrata nella collezione Terrae Motus, clamorosa raccolta d’arte contemporanea voluta dal gallerista napoletano Lucio Amelio per evidenziare come la cultura possa trasformare il sentimento di solidarietà in azione concreta e diventare metafora di rinascita. Peraltro, sia detto come nota di cronaca, lo scorso 10 novembre, in uno dei momenti più bui della storia italiana degli ultimi decenni, il Sole24 ore riprendeva il titolo a sottolineare la gravità della situazione economica nazionale.
E’ quell’opera straordinaria il punto di partenza della mostra romana. Warhol in realtà fu costantemente attratto dai titoli dei giornali e fin dai suoi esordi come grafico pubblicitario, raccoglieva quelli che lo intrigavano maggiormente utilizzandoli come fonte per le proprie opere.
Nacquero così le Headline Works, le opere-titolo che rielaboravano prime pagine o ritagli stampa e che egli eseguì con tutti i media e in tutti i formati: opere bi- e tridimensionali, video e programmi televisivi che seguivano l’evoluzione dei canali dell’informazione, dalla stampa alle TV via cavo. Da principe della pop art, Warhol prediligeva la stampa popolare e in particolare i tabloid, come il Daily News o il New York Post, orientandosi verso le stesse notizie che colpivano il grande pubblico: i pettegolezzi sulle celebrità (da Margaret d’Inghilterra a Madonna) e gli eventi catastrofici (dai disastri aerei ai terremoti). Non mancano tuttavia anche articoli di critica sociale, come quelli, di solito relegati in fondo ai giornali, che ricordano le morti dovute a percosse della polizia. La produzione di Headline Works attraversa tutta la carriera dell’artista. Il percorso espositivo inizia con i disegni della metà degli anni cinquanta, prosegue con i dipinti degli anni sessanta, continua con le serigrafie, le stampe, le fotografie e le opere su supporto elettronico, e si conclude con i lavori eseguiti insieme ai celebri graffitisti Michel Basquiat e Keith Haring.